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Sordomuta
di Jorge Boccanera
LietoColle
Faloppio (Como), 2008

a cura di
Alessio Brandolini

Traduzione con
Verónica Becerril

Titolo originale: Sordomuda
Prima edizione: 1991, Costa Rica
Seconda edizione: 1992, Messico
Terza edizione: 1998, Argentina (ristampato nel 1999 e nel 2005)


Intervista a Jorge Boccanera, di Verónica Becerril
(Radio Vaticana, 29 ottobre 2008)


Antologia della critica


MOTIVAZIONE DEL PREMIO INTERNAZIONALE DI POESIA CAMAIORE (XXI Edizione) AL POETA ARGENTINO JORGE BOCCANERA PER L’OPERA SORDOMUTA (LietoColle, 2008)

Grazie ai due brillanti traduttori: Verónica Becerril, spagnola, e all’italiano Alessio Brandolini, ci viene recapitato un inatteso dono, indirizzato al Premio Camaiore. Concerne un’opera di uno fra i maggiori poeti argentini contemporanei: Jorge Boccanera. Il suo titolo è Sordomuta (LietoColle, 2008), raccolta risalente al 1991, scritta durante l’esilio in Messico dell’autore. Opera spavaldamente tradotta nella lingua italiana, laddove la versione mantiene il timbro incandescente, azzarderei sanguigno, della lingua ispanica.

“Sordomuta” agisce come personaggio romanzesco, pare un’Euridice elettrica che fa lampeggiare ogni poesia di Boccanera. E se Orfeo è il cantore, ed Euridice la musa, potrebbe darsi che la musa dell’ispirazione odierna abbia cambiato indirizzo, per quel voltafaccia criminale di Orfeo, data quell’inversione a U, severamente proibita. Credo che Boccanera insceni questo dramma nella sua affascinante raccolta, facendoci ascoltare grande poesia “teatrale”. Prima viene la poesia del mito: argomento forte, poi Euridice. “Sordomuta” verrà sostituita dalla tecnica, unita alla contemplazione del lutto. Per indispettire il poeta Sordomuta parla per sotterfugi come tutte le figure problematiche/emblematiche. Essa esprime il dramma creativo di tutta la poesia del secondo novecento: in questa poesia si gioca con l’amore impossibile e stilisticamente si ascoltano le onomatopee dei sentimenti. Se dovessi indicare un ascendente prossimo a questa raccolta poetica farei il nome del grande poeta surrealista André Breton; e precisamente Poisson Soluble. Questa è una poesia dalla potenza teatrale, che viene avanti al lettore come un boxer, che fa a pezzi i modi anodini delle evanescenze fatue, mentre commuove il lettore con la sua travolgente passione narrativa.

L’Argentina non sarà un luogo di castelli gotici, ma i fantasmi migranti si ambientano in un vuoto crudele, spaziale e climatico, nella lingua sanguigna parlata da Sordomuta. A pagina 43, ecco un verso che ogni poeta vorrebbe invidiare:

Il silenzio è il guanto di una voce?

Un verso assoluto che non dimenticheremo più.

Jorge Boccanera invoca la musa nell’invisibilità, la richiama come il cane nelle lontananze della pampa.

Questa scrittura originale ci sorprende quando rappresenta la poesia sulla pagina come sul palcoscenico, inscenando un meraviglioso teatro barocco, e con la sola magia linguistica evocatrice realizza il capolavoro.

Valentino Zeichen
Lido di Camaiore
6 settembre 2008



 

Dalla prefazione di Alessio Brandolini

L'ALLEGRA SORDOMUTA

                    Bisogna dar fuoco alla poesia
                    e cantare dopo
                    con le ceneri utili

                                   Jorge Boccanera

(...)
Le poesie qui proposte hanno toni ironici e autoironici, spesso paradossali com'è nel suo stile fin dall'esordio. Testi imprevedibili e corrosivi (v. "Il rock del carcere"), dal ritmo veloce, percussivo e tagliente e, allo stesso tempo, colloquiale e familiare, anche per l'uso delle forme verbali al presente e al futuro. Il linguaggio è per lo più beffardo e fitto d'immagini oniriche e circensi, di domande e dialoghi, di riflessioni sulla vita, sulla stessa poesia e il lavoro del poeta ("Scrivere è, in un certo senso, andare a un appuntamento / - Con chi? In che luogo? A che ora?"), ma anche di dolore legato al passato, ai ricordi (v. "Esilio", "1958", "Somma", "L'angelo della morte", "Il barbiere"), di visoni stranianti come quella di un Artaud che "canta in piedi su un cavallo bianco", o di una felliniana allegria: "Il valzer di Sordomuta è uno stormo sopra il vecchio tetto di zinco".
C'è nei versi di Boccanera una felicità aspra e storpiata: "Colpire nel segno, schioccare, / però farlo con un moncone", o "Vivo afferrato dalla sua lunga treccia, sospeso, a sbalzi / aggrappato a quel filo con voce di clandestino e un abisso sotto le scarpe". Il senso dell'avventura s'intreccia alla follia (v. "Nota Rossa"), al rischio e all'assurdo, come se ogni cosa (la vita, la poesia, l'amore, il viaggio, la propria terra, il corpo, la bellezza...) fosse in pericolo, in discussione, in gioco. L'attimo è vissuto intensamente, ma con la convinzione che presto finirà, o forse è già passato. Non a caso tra le parole ricorrenti nel vocabolario poetico di Boccanera s'incontrano "polvere", "cenere", "pietra". Gli aspetti contingenti del vissuto dell'autore (il dolore dell'esilio, la scomparsa di amici, la dittatura in patria) legati a un infausto periodo storico in Sordomuta si trasformano in condizione metafisica, esistenziale.
(...)
Mescolando alto e basso, colto e popolare, sogni e realtà, trionfo e sconfitta, Boccanera prende di petto l'esistenza, ci sguazza dentro, la morde, la assapora lentamente e crea un immaginario personalissimo e popolato di strambi personaggi, un universo poetico dove s'incontrano occhi che grugniscono o sbadigliano, gatti fosforescenti, sirene che ruggiscono. Un mondo fantastico e un po' folle ma assai efficace nel rielaborare la complessità e il caos della vita quotidiana.
Occorre scuotersi di dosso il passato e la morte, la pigrizia e il terrore per riuscire a partire, sognare, tuffarsi con coraggio dal trampolino più alto (v. "Le carte del nuotatore"), attraversare confini, ricostruire (e fare poesia) con le ceneri utili, "piantare una lingua nella terra del sogno", tentare il destino afferrando "la moneta al volo / e fuggire senza lasciare traccia". Perché la vita (la poesia) è sordomuta, o cieca e crudele, sì ma anche imprevedibile, in perenne movimento, erotica e misteriosa:

    La vita non è
    il volto né il pianto del volto,
    né la mano né il colpo della mano sul volto,
    né il viaggio della mano né la sterile fuga del volto.

    È il filo di sangue che fuoriesce dalla tua bocca.

    ("Baci")


Otto poesie dalla raccolta


 

 

MENDICANTE

Non è la musa cantora né l'uccello strillone
né il pupazzo parlante né la signora che detta.
È una Sordomuta
che ti mostra la lingua per una moneta soltanto.

La lingua è vuota.
La moneta dev'essere d'oro.


ILLUSIONE OTTICA

Il calabrone svolazza sulla testa del gufo in sosta
sul cappello della bambina che cammina
sulla groppa del cavallo che galoppa lungo la strada
    polverosa.

Ma in verità,
il calabrone, il gufo, la bambina e il cavallo sono
immobili figure,
a correre, selvaggia, è solo
    la strada.


L'IMMAGINE È UNA CREAZIONE PURA DELLO SPIRITO?

Il sole è una tazza rotta e la sua lava seguita a rovesciarsi.
Questo accadde molto tempo fa.
Il sole è così perché così lo sognarono gli huicholes* e
      dopo lo rinchiusero nei loro quadri di stame, nelle
      loro coperte, nei loro saggi cucchiai.
Uno dipinse un viso azzurro avvolto in raggi rossi.
Un altro gli fece il naso.
Uno dipinse una pietra con un bosco di sangue
      tutt'intorno.
Un altro immaginò un riccio con le sue gialle stalattiti.
Tuttavia ci fu chi sognò un pesce argentato sopra una
      ragnatela.
Quello, non dipinse nulla.

* huicholes: popolo indigeno del Messico che vive a nord dello stato di Jalisco nell'est del Nayarit, in valli difficilmente raggiungibili. Gli huicholes (circa 20.000 persone) sono un popolo di artisti.


UNIVERSO

          Il poeta, come il cacciatore povero,
          prende ciò che trova.

          Baldomero Fernández Moreno

Il domatore che mette la testa nella bocca del leone, che
      cerca?
La compassione del pubblico?
O piuttosto quella del leone?
Cerca la sua stessa compassione?

Il poeta che getta l'amo nella gola della Sordomuta, che
      cerca?
La compassione del pubblico?
O quella della Sordomuta?
Cerca la sua stessa compassione?

E il pubblico, è pazzo? perché applaude?


ESILIO

Un uomo sepolto nelle sabbie dell'esilio
dove senza fiatare sprofondano donne solitarie e
      tende dalle fumate lente,
e una spada ostinata e una sedia in disuso.

Un uomo sepolto lì dove Tarafa offre un bicchiere di vino,
      alle fiamme del sole che l'hanno straziato.
E va a picco il tavolo dove qualcuno scrisse
forse morirò lontano dalla mia lingua
e Artaud canta in piedi su un cavallo bianco.

Allora, quell'uomo è polvere della sua voce.


SOMMA

I giorni per me non contavano,
bastava la parola.
Ascoltavo accovacciato come una vocabolo conversava
      con un altro.
Non contavano i giorni.
Ma smarrii parole e i giorni mi seguirono da vicino con i
      loro lunghi cappotti.
Io camminavo con gli occhi bassi.
"Quello non ce la racconta giusta", presagivano alcuni.
Non ascoltavo nessuno, contavo sulle parole.
I giorni furono come stracci bagnati avvolti ai piedi.
Abitai giorni feroci perché smarrii le parole.
Erano contate ed erano, poi, ciò che contava.
Il tempo è implacabile.
Chi perde parole ha i giorni contati.


TANGO DELLA CONTORSIONISTA

Vivo afferrato dalla sua lunga treccia, sospeso, a sbalzi,
aggrappato a quel filo con voce di clandestino e un abisso
      sotto le scarpe.
E lei non mangia dalla mia mano.

Potrò affacciarmi sulla lama del suo viso?
Qualcuno trattò, disse, mi gioco la testa?
Vivo scalando la sua lunga treccia.
Lei si dondola, si torce, si piega, fa
oscillare le gambe, sa snodarsi le braccia.
Sulla spalla una caviglia e una mano sugli occhi.

Vita ondulante della contorsionista dove ho riposto i miei
      sogni. Dio mio!
Dà cieche cornate la sua guancia nel fango,
però non mangia da questa mano,
io ho mani che non dormono.

Vivo afferrato dalla sua lunga treccia come da un
      cornicione.
Se un giorno provassi a fermarla sveglierei la sua furia:
lei serpeggia,
guizza dalla sua treccia
sapore di mate amaro.
Quando raggomitolata sui talloni si addormenta sopra la
      testa di uno spillo.

Ieri notte sognai d'essere sollevato da uno sciame di
      braccia per scaraventarmi lontano dal suo tendone.
Poi mi mancava? Ci fu rimorso?
Sto sempre appeso alla sua treccia nudo atroce di cuoio
      crudo
.
E lei non balla con questo piede.

Io ho mani che non dormono.
Lei solleva un polverone quando s'arrampica sul cavo
      verso il trapezio.
E io afferrato a quella lunga treccia, con le dita
      insanguinate,
spingendo, zigzagando, implorando a bassa voce:
   palato dell'autunno
   mi occorre un respiro,
   una lima affilata dentro una torta,
   un passaporto falso.
   Dalle una ferita fresca a questo corpo appassito,
   che lei non mangia dalla mia mano.
   Portami via da questa sorda,
   che lei non balla mai con il mio piede.


DIALOGO IN UNA STAZIONE FERROVIARIA

Scrivere è, in un certo senso, andare a un appuntamento.
-   Con chi? In che luogo? A che ora?
-   La stessa aspettativa, il sudore delle mani, la mente in
    bianco, e così la pagina.
-   Però lui, scrive?
-   ... e compose il numero e confermò l'appuntamento e
    ascoltò quella voce come ricamata su tutto il corpo.
-   Però quale? Però chi?
-   Ci sono foto di riviste, chiacchiere.
-   Quando? Dove?
-   Lui entra in bagno, si pettina, si spettina, s'improfuma
     e già ha deciso: andrà a prendersi un caffé.
-   È presto, vero?
-   L'orologio è un invalido che racconta storie crudeli.
-   Avanti, avanti. Perché?
-   Lei attraversa la porta, indiavolata, imbiancata e
    avanza indaffarata, infine, tutta truccata.
-   Per favore, continui!
-   Non ci sono parole, è unica.
-   E lui?
-   È già in piedi e le tende una mano.
-   E lei?
-   Passa veloce, dice: "non lo conosco".

 


Jorge Boccanera nasce nel 1952 a Bahía Blanca precisamente nel porto di Ingeniero White, nel sud di Buenos Aires, dove vive una numerosa popolazione di immigrati italiani. Nel 1962 si trasferisce con la famiglia nella capitale argentina. I suoi nonni paterni sono di origine italiana, provengono da Recanati. Dopo il colpo di stato militare (marzo 1976) si vede costretto all'esilio nel giugno dello stesso anno. Durante la feroce dittatura soggiorna a lungo in Messico e in Centroamerica. Torna in Argentina nel 1984. Alla fine del 1989 si trasferisce in Costa Rica e vi resta fino al 1997. Attualmente vive tra Buenos Aires (coordinatore della cattedra di Poesia Latinoamericana all'università nazionale) e San José, in Costa Rica ed è collaboratore fisso di molti periodici e riviste, sia in Argentina che all'estero.
Ha pubblicato i libri di poesia: Los espantapájaros suicidas (1974, Argentina), Noticias de una mujer cualquiera (1976, Perù), Contraseña (1976, Argentina), Poemas del tamaño de una naranja (1979, Perù), Música de fagot y piernas de Victoria (1979, Messico), Oración (para un extranjero) (1980), Contra el Bufón del Rey (1980) - gli ultimi tre libri riuniti in Los ojos del pájaro quemado (1980, Messico) -, Polvo para morder (1986, Argentina), Marimba (1986, antologia - Argentina), Sordomuda (1991, Costa Rica - 1992, Messico - 1998 Argentina, ristampe 1999, 2005), Antología poética (1996, Argentina), Zona de Tolerancia (1998, antologia - Argentina), Bestias en un hotel de paso (2001, Argentina, poi riproposto nel 2006 in Messico, ma inglobando la raccolta Sordomuta) e Antología Personal (2001, Argentina), Poemas (2002, antologia).
Nel 1976 ha ottenuto per la poesia il Premio "Casa de las Américas" a Cuba e nel 1977 il "Premio Nacional de Poesía Joven", in Messico.
Recentemente sono uscite due importanti antologie poetiche: in Spagna Servicios de insomnio (Visor 2005, introduzione di Vicente Muleiro) e in Argentina Marimba (Colihue 2006, introduzioni di Juan Gelman e Lautaro Ortiz).
Suoi testi sono presenti in varie antologie di poesia sudamericana e sono stati tradotti in diverse lingue.
Ha pubblicato anche libri di saggi, tra i quali: Confiar en el misterio (1994, sull'opera di Gelman) e Sólo venimos a soñar (1999, Messico, sull'opera di Luis Cardoza y Aragón). Tra i volumi di prosa si segnalano: Malas compañías (1997), Tierra que anda. El exilio de los escritores (1999), Redes de la memoria. Escritoras ex detenidas (2000), La pasión de los poetas (2002).
Ha scritto anche testi per il teatro e canzoni musicate da importanti artisti (Mercedes Sosa, Silvio Rodriguez), poi raccolte in La poesía es un mal necesario.


Il libro Sordomuta di Jorge Boccanera (2008, LietoColle, pp. 138, euro 13) lo si può acquistare nelle librerie fiduciarie dell'editore LietoColle o direttamente in rete presso il sito dell'editore o in queste librerie on-line:



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