dalla rivista clanDestino, anno XXII - n. 1/2009, di Caterina Camporesi (inizio)
JORGE BOCCANERA Sordomuta
Jorge Boccanera è un poeta argentino di origine italiana, (Recanati è il paese dal quale i nonni paterni partirono verso il Sudamerica): Sordomuta è il suo nono libro ed è il primo tradotto in italiano. L’accurata prefazione e la dettagliata biografia dell’autore sono a cura di Alessio Brandolini. Il libro ha vinto il premio Camaiore 2008 per la poesia internazionale.
Jorge Boccanera, dopo il colpo di stato militare del 1976, è costretto all’esilio, prima in Messico, tappa significativa per la sua crescita umana e poetica, e poi in altri paesi del Centroamerica: solo nel 1984 potrà fare ritorno a Buenos Aires.
Le esperienze che la vita gli ha messo di fronte, da lui accolte e rielaborate, hanno nutrito la sua poesia. L’attività della scrittura lo ha sostenuto nel difficile cammino dell’esilio, che porta con se il sentimento della precarietà, del dolore, della solitudine, degli spasmi della rivolta.
Chi scrive sa quanto sia faticoso e spesso anche penoso trovare le giuste “parole per dirlo”, le sole che aprono ad esperienze di trasformazione e alla attesa del futuro: Abitai giorni feroci perché smarrii le parole. / Erano contate ed erano , poi, ciò che contava. / Il tempo è implacabile. / Chi perde parole ha i giorni contati.
La parola, che non è la realtà ma soltanto la sua rappresentazione, a fatica riesce a catturarne alcuni aspetti, dovendo più volte rassegnarsi e restare al di qua, al buio, aggrappata a silenzio: (…) Non temo il silenzio, / anche quando si sfracella con le sue ali di polvere contro / la mia finestra. (…).
Non vi è niente di più adeguato della figura della “Sordomuta” per incarnare la poesia che resta sorda alle richieste approssimative e muta, non avendo niente da dire a chi non sa andare oltre il suo tacere. Le sue verità, quasi mai consolanti, creano paura e vengono rivelate solo quando il mondo dorme: è una pietra dura che a fatica si può conquistare: Il poeta è solo un’ombra che corre giù in fondo, raschia / l’osso della parola, cerca una sponda in un altro / corpo, un passaggio. // Nessuno può dormire, la veglia è di pietra. / La veglia è di pietra, / la veglia che si fa pietra, pietra, pietra.
Secondo questa concezione la poesia diventa la sfida alla quale rivolgersi per avanzare nella conoscenza di se stessi, del mondo il modo di illuminare, magari con un lampo, un possibile significato dell’universo indistinto ed indifferente alle sorti dell’uomo. La poesia si trasforma allora nel sì che sfida il no, stando essa dalla parte della vita, la speranza che contesta la disperazione, la luce che penetra nelle tenebre per aprire un’altra dimensione esistenziale, dove le realtà perdute non siano smarrite per sempre.
L’ironia, il paradosso e gli improvvisi squarci surreali aiutano a scalfire la durezza e la ferocia della realtà rendendola più sopportabile. La poesia di Jorge Boccanera ha il privilegio di oltrepassare i limiti della ragione e del senso comune poiché essa pianta una lingua nella terra del sogno. La poesia di Sordomuta è un susseguirsi di punti interrogativi, di domande senza risposta; essa è sensuale, beffarda, irriverente, in grado di animare tutto ciò di cui parla. Ogni cosa in essa si mescola: follia e normalità, leggerezza e profondità, cultura e quotidianità, realtà ed immaginazione, poiché il poeta, come il cacciatore povero, / prende ciò che trova (citando Baldomero Fernández Moreno) e, come un abile saltimbanco, si dondola, si torce, si piega, fa oscillare le gambe, sa snodarsi le braccia. / Sulla spalla una caviglia e una mano sugli occhi.
I versi entrando e uscendo da fuochi impercettibili costruiscono “una narrativa del mistero” (Juan Gelman) e si abbeverano alla linfa della tradizione orale e teatrale. Il corpo fa capolino costantemente attraverso i suoi organi di percezione: l’occhio coglie le forme elementari delle cose e il dolore s’ incarna nella voce poetica e l’intero l’organismo s’impegna in un corpo a corpo per snidare la poesia là dove essa si trova, cioè ovunque e da nessuna parte. La sola possibilità di catturarla è accettare l’incontro con l’ignoto che non si conosce e non ci riconosce, anzi si fa beffa del nostro inseguirlo.
dal sito Vico Acitillo 124 - Poetry Wave, maggio 2008, di Raffaele Piazza (inizio)
JORGE BOCCANERA, SORDOMUTA
È utile, per la comprensione della poesia di Jorge Boccanera, dare al lettore delle notizie biografiche esaurienti sul poeta, per capire bene il significato, il senso della sua poesia, che s'inserisce in un contesto politico e culturale, lontano anni luce dal contesto europeo in cui noi viviamo. L'autore nasce nel 1952 a Bahia Blanca, precisamente nel porto di Ingeniero White, dove vive una numerosa popolazione di immigrati italiani. Nel 1962 si trasferisce con la famiglia nella capitale argentina. I suoi nonni paterni sono di origine italiana, provengono da Recanati. Dopo il colpo di stato militare (marzo 1976) si vede costretto all'esilio nel giugno dello stesso anno. Durante la feroce dittatura soggiorna a lungo in Messico e in Centroamerica. Torna in Argentina nel 1984. Alla fine del 1989 si trasferisce in Costa Rica e vi resta fino al 1997. Attualmente vive tra Buenos Aires (coordinatore della cattedra di Poesia Latinoamericana all'università nazionale) e San José in Costa Rica ed è collaboratore fisso di molti periodici e riviste, sia in Argentina che all'estero. Ha pubblicato numerose raccolte di poesia. Il libro Sordomuta, che prendiamo in considerazione in questa sede, è curato e prefato dal poeta e critico Alessio Brandolini ed è stato tradotto dallo stesso Brandolini e da Verónica Becerril. Sordomuta è scandito in due sezioni, quella eponima e quella intitolata Zona di tolleranza: ogni poesia tradotta in italiano presenta il testo a fronte in lingua originale. Sordomuta è caratterizzato da uno stile limpido e narrativo che, tuttavia, pur essendo chiaro, non è mai elementare, presentando una notevole densità metaforica e sinestetica. Boccanera sviluppa il suo poiein creando un tessuto caratterizzato essenzialmente da versi molto lunghi e ben controllati. Tutto il testo è intrigante e ha un ritmo intenso e incalzante; lo stile è colloquiale e chiaro ed è contrassegnato da un alone di magia e da un certo realismo magico. La vita che l'autore mette in versi è imprevedibile, erotica e misteriosa. Sordomuta si colloca al centro e al vertice dell'intensa ricerca poetica dell'autore (è la sua nona raccolta). In lingua originale il libro è uscito nel 1991 e segna un distacco, un superamento del periodo dell'esilio, iniziato con la fuga dall'Argentina, dopo il colpo di stato del marzo 1976 e l'instaurazione della dittatura fascista del generale Videla. C'è da notare che tutte le composizioni di Sordomuta sono provviste di titolo e che il loro toni toccano le più diverse tematiche, da quella sociale e politica, a quella erotica e sensuale. Le poesie qui proposte hanno toni ironici e autoironici, spesso paradossali. Si tratti di testi a volte imprevedibili e corrosivi, caratterizzati da un ritmo veloce percussivo e tagliente e, allo stesso tempo colloquiale e familiare, anche per l'uso delle forme verbali al presente e al futuro. Il linguaggio è per lo più beffardo e fatto di immagini oniriche e circensi, di domande e dialoghi, di riflessioni sulla vita, sulla stessa poesia e il lavoro del poeta. Per esemplificare quanto detto finora, citiamo la poesia "Infanzia", tratta dalla sezione eponima:
Sordomuta arrivò agitata. Nel suo fiatone una birra qualcuno sorseggiava, qualcuno si gettava dalla Torre Latina. La monella fluttuava nelle sue convinzioni?Sordomuta arrivò scossa. Un filo d'erba tra i denti, sul cuore coriandoli e stelle filanti. Fluttuava nella sbornia? Qualcuno la tirò in cucina per un braccio qualcuno la guardò male. Qualcuno si sfilò la cinta. Qualcuno chiuse la porta. Noi spiavamo dalla finestrella, ammucchiati e timorosi. Tutti a sperare che facesse il nostro nome.
Visionarietà e sospensione trapelano da questo testo vago e indefinito: ma chi è Sordomuta? Un personaggio certamente evanescente e indefinibile, dalla provenienza misteriosa: c'è inquietudine in questi versi giocati su quella che, per fare un paragone musicale, potrebbe definirsi una tonalità indefinita. C'è in questi versi chiarezza e mistero. Sordomuta è una monella, eppure sembra che debba essere depositaria di un segreto, quando, nel distico finale, l'autore scrive: "Noi spiavamo dalla finestrella, ammucchiati e timorosi./ Tutti a sperare che facesse il nostro nome". Viene in mente un gioco di cospiratori rivoluzionari, visto il vissuto del poeta. Sordomuta monella o spia, mentre alcuni sperano che faccia il loro nome, ed è qui il paradosso: come può fare Sordomuta il nome di qualcuno se è sorda e muta? Oppure si chiama Sordomuta per un gioco, uno sberleffo, mentre è una ragazza che può parlare e udire: ma parlare di che cosa? Appunto è qui il fascino di questa poesia. Mescolando alto e basso, colto e popolare, sogno e realtà, trionfo e sconfitta, Boccanera prende di petto l'esistenza, ci sguazza dentro, la morde, l'assapora lentamente e crea un immaginario personalissimo e popolato di strambi personaggi, un universo poetico dove s'incontrano occhi che grugniscono o sbadigliano, sirene e gatti fosforescenti. Un mondo fantastico e un po' folle ma assai efficace nel rielaborare la complessità e il caos della vita quotidiana. È incluso in questo libro un disegno a china di Stefano Cardinali, disegno che rappresenta una donna con la bocca e le orecchie racchiuse in una fascia e che, quindi, non può né parlare né udire: allora si potrebbe dire che in ogni condizione di solitudine o di afasia, o di silenzio forzato, come durante una dittatura, Sordomuta potrà trovare la forza di parlare o di udire solo esprimendosi attraverso la poesia e il suo linguaggio, appunto espressione di un pensiero divergente.
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