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Poeti e Poesia
Rivista Internazionale
N. 9 - Dicembre 2006
Direttore Elio Pecora

Contiene dieci poesie dalla raccolta poetica
MAPPE COLOMBIANE


      *
Bolívar oggi ci sprona
al viaggio equatoriale
di fine giugno.
L'audace, l'idealista
ci spinge a seminare
nella terra del vento
nell'oceano dei sogni.
Invita a sollevarsi,
non uscire di pista.
A guardarsi negli occhi.
      *
Temo per l'anima dell'uomo
per la nostra ombra invisibile
smarrita o prigioniera
di deboli raggi lunari:
faticano a giungere al suolo
a scaldare i folli pensieri.

Difficile ravvisare il futuro
anche se passa a un metro di distanza
se sfilano i popoli divisi da un muro
per via degli ordigni esplosivi
la polvere che s'alza verso il cielo
i morti ammazzati da chi si ammazza.

Restano le pulsioni
il sangue della foresta
che ora scorre veloce
qui, in Sudamerica
e la voglia di conoscenza
che da giorni ci spinge
a seguire le tracce
del sogno, e a fare festa.

      *
Presa d'assalto la testa risuona
di domande sbattute sullo scoglio.
Hanno la forma di pesci martello
di serpenti senza testa, né coda.

Le risposte non le trovi per caso
per questo ogni istante ti cerco
sarei pronto persino a traslocare
nella città che ben poco conosco
dove un solo maglione
non basta a staccarti dal freddo.

M'invento al volo una nuova esistenza
nel cielo un ponte che carezza le Ande
un gioco antico a ridosso d'un tempio
tutto questo per pescare al tramonto
le tracce dell'alfabeto smarrito
per dare alla terra un mare più grande.

      *
Se qui lo guardi spesso
puoi trovarti in un cielo
dagli occhi iniettati di sangue
le labbra incollate di pioggia
e se a spasso incontri la luna
ti parlerà del suo cuore malato.

Mi spaventa la stella
che all'inizio dell'estate
spacca la notte in quattro.

È un filo d'acciaio incandescente
che imprigiona o incendia la terra.

      *
La parola disfa le foglie
tesse abilmente
un manto di germogli
nasconde i tetti rossi
li copre di lune e di stelle.

Per il legno sottratto
la foresta oggi ha le doglie
lascia che tronchi e rami
suonino a lungo
come gigantesche grancasse.

Al mattino un raggio filante
irriga le dure cortecce
d'alberi sempreverdi
disegna isolati villaggi
impervi sentieri sulle Ande.

      *
Le cose (gli oggetti. Tipo: la pipa
l'orologio da polso, la lampada
i sandali neri, il telo da spiaggia
persino l'ombrellone) ci spiano
lo sai e rivelano il diritto
di non esistere o di confondersi
nel silenzio degli anni che verranno.

La giusta distanza tra noi e gli oggetti
(la panca su cui siedi, il quaderno,
la penna, le poesie lette e ascoltate,
l'oceano che si riflette nei tuoi occhi,
l'aria umida e calda dell'Amazzonia)
la trovi nel vento che sospinge
la pazienza più avanti. E' una ruota
che traccia le curve della memoria
i rapporti provvisori e confusi
quell'offrirsi in mille pezzi per poi
isolarsi ancora e perdersi nella storia.

    Come busti prive di braccia
    in soffitta dietro i ritratti
    polverosi degli avi o in alto
    chiusi in una cassa di zinco.
      *
È la materia cerebrale
che ci fa assorbire
il viaggio di Colombo
malamente mescolato
a quello poetico e umano.

Lo sguardo all'improvviso si strappa
si dilata a sparo, rimbomba nel buio
consuma le palme e le statue di bronzo
le nasconde in spazi siderali, in musei
che se solo tu volessi potremmo ridurli
a veloce movimento d'entrate e d'uscite
a sfrenato e inutile consumismo. Certo
ci si salva dalla voglia di restare
seduti sotto la palma più alta
con la mente salda agli spilli della follia
l'amore fuso all'odore sano della savana.

      *
Le recenti gengive
sanguinano non poco
ma non danno dolore
e i pugni che ricevo
sono eccellenti
paletti di sostegno
dello spirito, del corpo.

M'innesto adagio
alle vene selvagge
ai tendini di terra
alle braccia di ferro.

Sono strano
straniero.
Anch'io sono indio.

      *
Nella corteccia
più dura del corpo
incido tutti i nomi
delle piante e dei fiori.

Qui puoi trovarne
un numero infinito
e infinito è il numero
dei messaggi inviati.

Riuscire a farli nostri
è tutt'altro discorso.

      *
Ogni speranza
ogni singolo gesto
adagio si riversa
nelle mappe segrete
trae la sua forza
la sua soffice luce
dallo sguardo del sole.

Per questo l'esilio
può tramutarsi
in sogno senza sosta
in un lungo tragitto
o nel sangue che scorre.

Di padre in figlio
passa fluido e sicuro.



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