chi sono | Alessio Brandolini |
che cosa ho scritto |
Il futuro è un campo incolto La Vita Felice, aprile 2016 |
La quarta
Brandolini sfugge implacabilmente alle sirene dell’ipertrofia egotica per restituirci l’esito dello sguardo sul mondo e non dentro il suo io dolente e deluso, e sai che novità sarebbe stata. Se volessimo tirar fuori il modello archetipico di questa poesia lo potremmo trovare, almeno in parte, nel flâneur che abita la città, nel senso che ci cammina attraverso lasciando parlare le immagini riflesse nei suoi occhi, senza altra velleità, perché sa benissimo che già quel riflesso è la sua testimonianza, la sua mediazione, senza bisogno di proclami o di esplicitazioni ingombranti e impoetiche. Lo sguardo dell’autore non punta né all’implacabilità né a una precisa o dichiarata funzione etica e conoscitiva. Raramente, nel panorama attuale della nostra poesia, si è assistito a questo porsi di fronte alle cose senza aggiungervi altro se non le percezioni – apparentemente passive – del cosiddetto fuori. In realtà è proprio quell’apparente assunzione di fatti a essere poetica, perché propone le realtà che ci circondano senza aura, senza alzare minimamente il tono retorico, senza far ricorso a quelli che dovrebbero essere gli effetti e che molti scrittori scambiano per cause: la commozione, il raccapriccio, il pianto, insomma la dimensione della reazione emotiva.
dall'introduzione di Marco Testi
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