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ClanDestino
trimestrale di letteratura e poesia
anno XIX, n. 75, 2006/I
La Nuova Agape Editrice, Forlì

Contiene quattro poesie dalla raccolta poetica
IL MALE INCONSAPEVOLE


Quello che non merito

Dentro di noi ci sono i pali delle luci
e i segnali abbattuti dal freddo polare
mi tendi la mano a uncino e io l'afferro
mi sollevo appena sulla punta dei piedi.

Più in alto trovo la sabbia e l'allegra
fila delle orme degli uccelli: la scrittura
insonne, vibrante nel rosso delle rose
nelle vene che scoppiano sulla fronte
nei segni dell'abbandono, delle spine
e sotto i cavi ghiacci perché uso il male
come un piccone, un martello pneumatico
vado a fondo nella carne (la mia, la nostra)
porto via il fegato, i polmoni, il cuore.

     Quello che resta degli occhi.


Un sorso d'aceto

Sono mesi che ritocco la tela che scuote
emozioni da secoli date per disperse
gli alberi dalle foglie riprese di profilo
le guerre stellari che nascondono il sole.

Avevo sete ed ho bevuto il tuo aceto
il peccato era immobile in un fosso
arso il fitto bosco di croci
assopito il suono distorto del rimorso.

Sulla notte non aggiungo altro.
Mi riconosco dall'odore umido
dal latte nero munto dal dolore
dall'infanzia avuta o sognata
o quella dei figli che ti restano
accanto e scalzi entrano nel cuore
lo scavano e li ascolto corrermi dentro
sbriciolare il male con le mani e lo sguardo.
Per questo quando scrivo cancello le parole.


All'aeroporto

Con le miscele sporche non ti stacchi
da terra nemmeno d'un millimetro
resti bloccato al solito spoglio sistema.
Infili l'ago nell'indice e nel pollice
li cuci assieme in un cerchio perfetto
nella O maiuscola che vaga
in cerca d'una kappa a basso prezzo.

Con le tue trame assurde e i sogni
sconclusionati che cercano casa
i continui ritocchi ai quadri della vita
resti una specie d'oggetto misterioso
con la poesia attaccata dappertutto:
strappa un pezzo alla volta, buca il naso e gli occhi
ti trasforma in energia protesa al nuovo, o al nulla.

... il continuo susseguirsi di ferite e mutilazioni non è un gioco. coesisti a fatica con la perversa illusione di sottrarti ai colpi, agli attacchi del destino. resti immobile negli anni senza fare troppe acrobazie. ti attacchi dove puoi, però ci sono mani che allentano la presa. soffri e godi nel timore d'avere ancora vent'anni. d'esserti padre e stare rinchiuso nella piccola stanza dei Crociferi a rigirarti in un letto senza materasso, né lenzuola. ad aspettare impaziente l'abbraccio notturno con la fontana di Trevi. nell'ottimismo a ogni costo c'è puzza di bruciato, di morti cancellati o nascosti. di rinuncia al sogno, a capire fino in fondo il dolore. ma la speranza è il chiodo che regge la croce, e in qualche modo la rinsalda.

Forse per questo trascorro le notti all'aeroporto
scruto i decolli e aspetto che mi crescano le ali.


Dicembre 04

Atolli sommersi dall'acqua marina
scompare la terra, scompare la vita.
Quando si nasce, si sa
si è già come morti
per questo nel manto verde dei sogni
poi non ci sono più foglie, né spine.
Quello che non capisco è come mai
la tragedia attira soltanto gli occhi.
non resterà nulla di questo istante, nemmeno l'odore delle rose. per questo frulli via la lingua e la musica e quest'aria incosciente e assassina che ci lascia respirare è cristallo smerigliato. sguardi innocenti raggirano l'occhio, lo scavano nel bianco della pupilla, con un cucchiaio lo estraggono dal fondo del bambino, lo strappano dal ventre dell'adulto che mangia se stesso per nutrirsi e sopravvivere. il cielo è uno strato duro e liscio sotto i piedi, riflette il bene come se fosse il male e l'azzurro del suo sguardo come se fosse il buio d'un amore appeso ai sottili ganci stellari. poi ci assale la notte, divora il silenzio e alla terra fa molto male.

È l'inferno. Dopo l'acqua ritorna
nella solita culla e riposa per giorni.
Che dormano in pace i morti sepolti!



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