La voce del poeta lascia graffiti sui muri e nei cuori, impronte nel fango che amalgama a quelle delle vittime dell’odio, dell’assenza di compassione. Se la cupa realtà può trasformarsi in una parete dove incidere versi luminosi la terra nera può ricoprirsi di candida neve, così in contrasto coi paesaggi venezuelani: un salto nell’altrove, nella neve calpestata da Mandel’štam. Nell’antologia Ultimo giorno di viaggio di Ígor Barreto ci accompagna sempre la morte, la morte come pane quotidiano che per assurdo intensifica il senso della vita, rende autentico ogni attimo, fa in modo che si ascolti con lo sguardo, con tutto il corpo e si coltivi, nei labirinti al di sotto della superficie, il silenzio come una pianta sacra nell’andirivieni delle stagioni. Per poi raccontare a noi lettori le “cronache semplici”, e tuttavia uniche ed esemplari, della nostra esistenza. Dall'introduzione di ALESSIO BRANDOLINI
ÍGOR BARRETO è nato a San Fernando de Apure (Venezuela) nel 1952, vive a Caracas. Ha studiato teoria dell’arte nell’Università di Bucarest. Pubblica: ¿Y si el amor no llega? (1982), Soy el muchacho más hermoso de esta ciudad (1986) e Crónicas llanas (1989). Nel 1993 riceve il Premio dell’Università Centrale del Venezuela per il libro Tierranegra. Nel 2001 pubblica Carama, e nel 2006 Soul of Apure e El llano ciego. Nel 2007 esce in Spagna la vasta antologia Tierranegra, nel 2014 Annapurna e lo stesso anno la casa editrice spagnola Pre-Textos dà alle stampe El campo / El ascensor, la sua opera completa fino al 2013. Nel 2017 pubblica El muro de Mandelshtam e nel 2020 La sombra del apostador. Suoi testi sono stati inclusi nelle più importanti antologie di poesia contemporanea venezuelana e tradotti in diverse lingue. Nel 2008 gli è stata assegnata la borsa di studio della fondazione Guggenheim. Nel 2010 in Italia è uscita l’antologia Terranera (a cura di Alessio Brandolini).
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