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Terranera
di Igor Barreto
a cura di Alessio Brandolini
Raffaelli Editore
Rimini, 2010
(Collana Poesía
diretta da Carmen Leonor Ferro)


Antologia della critica


I testi della raccolta Terranera sono stati selezionati dalla vasta antologia Tierranegra –Selección de poemas, pubblicata in Spagna nel 20017, con l’aggiunta di testi inediti – scelti dal curatore assieme all’autore – che formano la sezione finale “Colori sporchi”. Una selezione di queste traduzioni è apparsa sulla rivista web Fili d’aquilone (numero 16 – ottobre/dicembre 2009).


Introduzione


La voce della terranera
di Alessio Brandolini


Terranera è il luogo interiore e profondo da dove sgorga la poesia, terranera è lo spazio umano inalterato dal tempo, popolare e autentico così che “si possa nominare”, ovvero raccontare in versi, senza infastidire troppo il silenzio, “l’anello perfetto di purezza”. La poesia di Igor Barreto punta dritto al cuore delle cose, all’essenziale ed evita barocchismi e stilizzazioni troppo letterarie. I ricordi del passato (l’infanzia, la famiglia, gli amici, i paesaggi) li introduce a fondo nel presente, nel vissuto quotidiano, nella realtà storica e attuale del proprio paese, il Venezuela (suo “paradiso perduto”), così vivo in testi che spesso mescolano prosa e versi. Barreto afferma che nel tempo attuale (ambiguo e complesso) alla poesia ci si arriva in modo obliquo, passando per il racconto poetico, abbandonando l’ossessione per la trascendenza, per la perfezione estetica.
Un lirismo lucido e terroso, quindi, e fortemente critico nei confronti della letteratura fine a se stessa, un lirismo intenso e appassionante, certo, ma teso a fare sì che la poesia possa essere limpida testimonianza, cronaca poetica saldamente radicata nel presente, così da renderla più incisiva e partecipe alla vita di tutti i giorni.
Oltre ai grandi poeti contemporanei venezuelani (Eugenio Montejo, Rafael Cadenas, Antonio Ramos Sucre...) e ai padri della poesia sudamericana (come non pensare a César Vallejo) forte è il legame con l’Europa (Wiesława Szymborska, vedi la poesia “Lezione di ortografia”, e il rumeno Lucian Blaga da lui tradotto), e in particolare con l’Italia. Non solo per le origini italiane dell’autore, ma per la vicinanza con la poesia di Ungaretti (la raccolta proposta si apre proprio con un testo dedicato al poeta de La terra promessa), Montale, Penna, Saba, Pasolini, Pavese e, inoltre, del suo grande amore per la poesia e il pensiero filosofico di Giacomo Leopardi: ma in Barreto il presente risulta costantemente ancorato al passato senza eccessiva nostalgia e il velo di tristezza che traspare è messo alla prova da una sottile ironia, da una giocosità che trae la sua forza dal ciclo vitale della natura, dai paesaggi, dagli alberi, dagli animali.
Non ci sono eroi e le vite dei personaggi (sopratutto nei testi di Soul of Apure) ricostruiscono un mondo affollato di gente semplice e povera, di tenaci lavoratori della terra, di barcaioli ed esploratori di laghi e paludi, di cinici militari, di vittime e assassini che vagano nella “dura tavola della savana”. I versi messi in chiusura delle brevi e bellissime prose poetiche racchiudono una vita che scivola via – quasi sempre tragicamente – nel nulla, che torna di nuovo all’originario silenzio, ma lasciando quella manciata di versi: epitaffio, tenue ma indiscutibile testimonianza della propria incontrovertibile esistenza.
Ma c’è nella poetica di Barreto una simbologia sorprendente e squillante che spezza la ripetuta e ancestrale dicotomia vita/morte e crea un ponte di foglie, di piume, uno stretto passaggio di terra nera, un tunnel sonoro che unisce i due momenti: il gallo, “un pennuto che canta come l’arcangelo Gabriele / spaventando le ombre / con quattro inflessioni musicali ben distinte”. Il gallo che canta di notte ma rivolto con il pensiero alla luce, al giorno che si avvicina, come se volesse farlo sorgere (creare) dal nulla, dall’oscurità (oltre al titolo “terranera”, altri testi sono vincolati allo stesso colore: “Notturno”, “Celebrazione del colore nero”...).
Nell’intervista apparsa sulla rivista web Fili d’aquilone (n. 16, ottobre/dicembre 2009) Igor Barreto spiega che nel gallo percepisce una specie di arcangelo Gabriele che – pur con mille dubbi e domande – seguita imperterrito a lottare contro le tenebre, contro il Male e la Morte:

      Da parte mia, so che i galli
      cantano una frase musicale
      ben composta
      i cui quattro accenti
      sono una chiamata
      e un messaggio
      per qualcuno
      che è assente.

Forse questo, infine, è il compito della poesia nella nostra epoca frastornante e supertecnologica, caotica e ambigua: partire dalla terranera (la propria anima o coscienza) e attraversare i “colori sporchi” della nostra realtà (la devastazione della natura, lo spirito predatore dell’uomo) per esplorare – in silenzio e in solitudine – nuove strade, per riuscire ad aprire percorsi di conoscenza nel “deserto del presente”. Nel frattempo accogliere nella pagina bianca una parola più libera e umile da proporre al mondo, all’uomo, al lettore di poesia (anche agli assenti e a coloro che verranno dopo di noi), in un atto di fratellanza con tutti gli esseri viventi uniti dallo stesso destino, e in transito su questa Terra.


Cinque poesie dalla raccolta


 

 

ENSAYO

René Guénon
dice que el lenguaje rimado
de los pájaros
es «lengua angélica».
Por mi parte, sé que los gallos
cantan una frase musical
bien compuesta
cuyos cuatro acentos
son un llamado
y un mensaje
para alguien
que está ausente.


SAGGIO

René Guénon
dice che il linguaggio rimato
degli uccelli
è «lingua angelica».
Da parte mia, so che i galli
cantano una frase musicale
ben composta
i cui quattro accenti
sono una chiamata
e un messaggio
per qualcuno
che è assente.


SANTA ELIZABETH

Al leer el Iceberg imaginario de Elizabeth Bishop,
al encontrarme frente al lomo helado
del témpano blanco
que flota como la ballena blanca de Melville
me doy cuenta
de que tras sus cristales de naturaleza absoluta
se asoma un Dios
rodeado de límpidas ovejas y arenas humeantes.
Santa Elizabeth atravesó este mar
tras el iceberg de una religión perfecta.
Aquel témpano
era la misma roca
donde el profeta acostó a su hijo
y el ángel de luz importunó a la muerte señalada.
Entonces, el cielo era sólo el cielo:
plata refinada en horno de tierra,
y un mar interior dibujaba la silueta del desierto de Sinaí.
Qué deidad orgullosa nos aparta de su rumbo.
El iceberg es mi tribulación
porque floto en un mar intermedio
y mi barco navega hacia el exilio.


SANTA ELIZABETH

Leggendo Icerberg immaginario di Elizabeth Bishop,
trovandomi di fronte al dorso gelato
della lastra bianca
che fluttua come la balena bianca di Melville
mi rendo conto
che dietro i suoi cristalli di natura assoluta
si affaccia un Dio
circondato di limpide pecore e sabbie fumanti.
Santa Elisabeth attraversò questo mare
dietro l’iceberg di una religione perfetta.
Quel blocco
era la stessa roccia
dove il profeta adagiò suo figlio
e l’angelo della luce importunò la morte decretata.
Allora, il cielo era solamente il cielo:
argento raffinato nel forno della terra,
e un mare interno tracciava il profilo del deserto del Sinai.
Quale orgogliosa divinità ci allontana dalla sua rotta?
L’iceberg è la mia tribolazione
perché galleggio in un mare intermedio
e la mia nave veleggia verso l’esilio.


LADRÓN DE GALLOS

Mi vecino floricultor
me ha robado un ave muy preciada.
Se trata de un gallo color tabaco
que pastaba en una jaula
al fondo del segundo patio de la casa.
No hice ningún reclamo,
simplemente no me atreví.
Cada madrugada caminé furtivo
por la carretera de tierra
que bordea nuestras casas
y acercándome a la suya
escuché de nuevo cantar mi gallo.
Es un ave que canta como el Ángel Gabriel
espantando las sombras,
con cuatro inflexiones musicales bien marcadas.
Este modesto ritual
se prolongó por tres noches.
Tres veces aguardé el amanecer
anhelando escucharlo.
Mi vista y mi oído
se aguzaron de tal manera
en aquel último gesto
de pertenencia sobre el ave,
que sentí,
que la deuda estaba saldada.


LADRO DI GALLI

Il mio vicino giardiniere
mi ha rubato un uccello molto pregiato.
Si tratta di un gallo color tabacco
che brucava in una gabbia
in fondo al secondo patio della casa.
Non ho fatto alcun reclamo,
semplicemente: mi è mancato il coraggio.
Ogni mattina ho camminato furtivo
per la strada sterrata
che costeggia le nostre case
e accostandomi a quella del vicino
ho ascoltato di nuovo il canto del mio gallo.
È un pennuto che canta come l’arcangelo Gabriele
spaventando le ombre,
con quattro inflessioni musicali ben distinte.
Questo modesto rituale
si è protratto per tre notti.
Tre volte ho aspettato l’alba
in attesa di ascoltarlo.
La mia vista e il mio udito
si sono affilati a tal punto
in quell’ultimo gesto
di possesso dell’uccello
da comprendere
che il debito ormai era saldato.


A Custodio Martínez lo arrancamos de las fauces de un caimán. Eso ocurrió en El Panchero cuyas aguas lodosas desembocan en otro caño de nombre Guafita. Vadeando el cauce al llegar al cantil ribereño el caimán lo agarró por las piernas. Vi al pobre sacar apenas una mano, y luego emerger la enorme trompa del reptil sacudiendo su presa para desgarrarla. Era un caimán de cinco varas de largo y musgosa coraza amarilla. En el hervor de las aguas lo soltó. A Custodio Martínez lo trasladamos en un chinchorro, dormía bajo el sol y llevaba un hilo de sangre surcando el lóbulo de la oreja. Antes de morir se levantó como si nada hubiese ocurrido, tomó un papel y escribió este poema:

      Una barca con sus bogas,
      con ornamentos dorados.
      Y una serpiente bebiendo
      lo que resta del verano.


Custodio Martínez lo strappammo alle fauci di un caimano. Questo accadde nel Panchero le cui acque fangose sfociano in un altro canale dal nome Guafita. Guadando l’alveo quando arrivò al dirupo costiero il caimano lo acciuffò per le gambe. Vidi il poveretto tirar fuori soltanto una mano e poi emergere l’enorme muso del rettile che scuoteva la preda per lacerarla. Era un caimano lungo diversi metri e con una muscosa corazza gialla. Lo lasciò libero nel gorgoglio dell’acqua. Custodio Martínez lo trasportammo in una piccola zattera, dormiva sotto il sole e un filo di sangue gli solcava il lobo di un orecchio. Prima di morire si alzò come se nulla fosse accaduto, afferrò un foglio e scrisse questa poesia:

      Una barca coi suoi remi
      con gli ornamenti dorati.
      E un serpente che beve
      quel che resta dell’estate.


Reinaldo Durán, magnífico pintor de letras, y Saúl Ordoñez, dueño de un bar en la población de Arauca, se enviajaron a los cerros azules de Araguayuna. Les habían dicho que al llover con el agua bajaban desde la neblina grandes arenales, y bastaba meter la mano en un arroyo para encontrar unas lágrimas doradas. Llevaron con ellos a una Mujer de la Vida (Ramona Contreras) para lavar y cocinar. ¡Qué infeliz destino!: a Reinaldo Durán lo mordió una serpiente y murió tras dos días de fiebre, y a Saúl, quién sabe qué fiera daría con su mala suerte.

Sólo la mujer fregando unos cacharros halló un diamante. Reinaldo Durán, en su delirio, atinó a decir este poema que Ramona asegura jamás olvidará:

      El presente desconcierta
      porque Dios sólo es futuro:
      Qué falta habré cometido
      contra las claras esencias.


Reinaldo Durán, magnifico pittore di lettere, e Saúl Ordoñez, proprietario di un bar nel paese di Arauca, si imbarcarono verso le azzurre colline di Araguayuna. Gli avevano detto che quando pioveva con l’acqua scendevano anche, dalla nebbia, mucchi di sabbia, e bastava infilare la mano in un rigagnolo per trovare lacrime dorate. Portarono con loro una puttana (Ramona Contreras) per lavare e cucinare. Che destino infelice! Reinaldo Durán fu morso da un serpente e dopo due giorni morì di febbre, e Saúl, chi sa come troverebbe feroce la sua sfortuna. Soltanto la donna, lavando delle stoviglie, trovò un diamante. Reinaldo Durán, durante il suo delirio, colpì nel segno recitando questi versi, che Ramona, ne è sicura, mai dimenticherà:

      Il presente sconcerta
      perché soltanto Dio è futuro:
      Che peccato avrò commesso
      contro le limpide essenze.

 


IGOR BARRETO

è nato a San Fernando de Apure (Venezuela) nel 1952. Ha studiato teoria dell’arte nell’Università di Bucarest, dal 1973 al 1979. Laureatosi nel 1982 per poter partecipare al laboratorio poetico del Centro di Studi Latinoamericani Rómulo Gallegos. Nel 1982 pubblica la raccolta poetica ¿Y si el amor no llega? e qualche anno dopo vince il premio municipale con Soy el muchacho más hermoso de esta ciudad (1986), seguita da Crónicas llanas (1989). Nel 1993 riceve il primo premio dell’Università Centrale del Venezuela per la raccolta poetica Tierranegra. Nel 2001 pubblica Carama, seguita nel 2006 da due nuovi libri di poesia: Soul of Apure e El llano ciego.
Barreto è professore universitario di letteratura all’Università Centrale di Caracas e all’Università Metropolitana, ed editore (in collaborazione con altri poeti della sua generazione) della collana di traduzioni Luna Nueva.
Ha tradotto dal rumeno le poesie di Lucian Blaga e pubblicato libri per bambini.
Collabora come giornalista a testate nazionali e a varie riviste letterarie.
Suoi testi poetici sono stati inclusi nelle più importanti antologie sulla poesia contemporanea venezuelana e tradotti in inglese e francese e ora, per la prima volta, anche in italiano.
Nel 2007 è stata pubblicata in Spagna una vasta antologia, riprendendo il titolo della raccolta del 1993, Tierranegra (Selección de poemas).
Nel 2008 gli è stata assegnata la borsa di studio dalla fondazione Guggenheim.





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