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Temperatura voce
di Mariano Peyrou
Edizioni Fili d'Aquilone
Roma, 2013

a cura di
Alessio Brandolini

Titolo originale: Tempperatura voz, Pre-Textos, 2010


Dalla prefazione di Daniel Samoilovich


 

Una grammatica non euclidea

Iniziando a leggere Temperatura voce si ha la sensazione che manchi qualcosa. Per esempio i connettori all’interno di alcune frasi, o manca il verbo, o il nesso tra un verso e l’altro, l’inizio o la fine di una proposizione. A dire il vero, notandolo, ci rendiamo conto che questo accade già con il titolo del libro: che cos’è “temperatura voce”? La temperatura della voce o la voce della temperatura? Se tuttavia resistiamo a correggere grossolanamente l’assenza inserendo quello che ci sembra che manchi sorgono altre ipotesi. Potremmo pensare che Peyrou trasformi il sostantivo “voce” in un’altra cosa, per esempio in un numero, indicando un determinato livello che la temperatura ha raggiunto (come se dicesse: “Temperatura 7”); o in un aggettivo, in modo da segnalare una determinata classe di temperatura (come se dicesse: “Temperatura rossa”). Potrebbe essere che “voce” non subisca alterazione e, al contrario, sia “temperatura” la parola cambiata in aggettivo (come se dicesse: “La tua voce”). Non staremmo allora davanti a una normale ellissi, bensì davanti a un’alchimia, a una particolare forma di piegare la grammatica affinché la lingua dica quello che normalmente non dice.

 


Le prime tre poesie


 

 

1

surco en el camino de
ya dentro hacia cualquier oscuro
la palabra desbordada por la memoria
la noche para quien no tiene menos

dilo ya o mejor
mineral sin verbos al alcance
barro piel en potencia pero
puro presente

forcejeo cada
desvío en el camino del surco hacia el verbo
arrisco que refulge y que se apaga
anudando todos estos años

guijarros bajo la linterna
cálida tuya nunca más


I

solco nel tragitto di
già dentro verso qualsiasi buio
la parola straripata dalla memoria
la notte per chi non ha di meno

dillo già o meglio
minerale senza verbi a disposizione
fango pelle in potenza ma
puro presente

divincolamento ogni
deviazione nel tragitto del solco verso il verbo
cimento che rifulge e che si spegne
annodando tutti questi anni

ciottoli sotto la lanterna
calda tua mai più


II

bajo la arena insecta hay un calambre
un picor un gemir intermitente
diálogo del aliento y la resina
y la tela mojada

ahora verde opaco como otra semana
sin salir a la nieve
mano cuarteada siete
dedos escarbando las fisuras sensibles

una araña en la pared
un vaso en la mano
sangre por el suelo

lame a la salud del silogismo
la arena la morada inicial
suelo patria de nosotros


II

sotto la sabbia insetta c’è un crampo
un prurito un gemere intermittente
dialogo dell’alito e la resina
e la stoffa bagnata

ora verde opaco come un’altra settimana
senza uscire nella neve
mano screpolata sette
dita frugando le fessure sensibili

un ragno sulla parete
un bicchiere in mano
sangue sul pavimento

lecca la salute del sillogismo
la sabbia la dimora iniziale
suolo patria di noialtri


III

navegación
por las arterias del vino emotivo
sin trayecto pero siempre
retorno

sin médula palabras en
otoño
viento cuota de murria de todo itinerario

relámpago
revelando tal presencia pieria
en las tinieblas ásperas del
capricho

qué escalas constituyen ese
viaje
qué dictados sin voz


III

navigazione
per le arterie del vino emotivo
senza tragitto ma sempre
ritorno

senza midollo parole in
autunno
vento aliquota di mestizia d’ogni itinerario

lampo
rivelando tanta presenza pieria
nelle tenebre ruvide del
capriccio

che scale costituiscono quel
viaggio
che dettati senza voce


 


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