Nel mite pianeta
La vecchia valigia legata stretta con lo spago
dei ricordi personali. Un residuo di speranza
sostiene i nostri giorni, di quelli che a sguardi
velati risultano insignificanti o che muoiono
in guerra, per fame, in attesa nel porto africano
o accovacciati nella stiva di una nave-carretta.
Poi ci sono fratelli che non abbiamo incontrato
perché il ghiaccio occulta la vita che germoglia.
Quanto soffre la mano per non poter frenare
il lavoro devastante della ruspa che sposta
i sogni più lontano: li calpesta, li deruba.
Dal grattacielo di cristallo controllano la valle
il petrolio il grano la borsa. Il grido delle pietre
nutre le foglie, tra odio e amore fiuta la vecchia
valigia stretta a quel filo di speranza che dà senso
all’acqua, al pane, al mite pianeta che ci accoglie.
In the gentle planet
The old suitcase tied tight with the cord
of personal memories. A residue of hope
supports our days, those which when seen
by veiled eyes look insignificant or that die
in war, for hunger, waiting in the African port
or huddled in the hold of a tramp freighter.
Then there are brothers we haven’t met
because ice conceals germinating life.
How the hand suffers unable to stop
the devastating work of the bulldozer as it moves
dreams further away: in tramples on them, robs them.
From the crystal skyscraper petrol wheat stocks
monitor the valley. The cry of the stones
nourishes the leaves, with hate and love senses the old
suitcase clinging to that thread of hope that gives meaning
to the water, the bread, the gentle planet that embrace us.
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