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NUOVI ARGOMENTI
TRIMESTRALE FONDATO NEL 1953 DA
ALBERTO CAROCCI E ALBERTO MORAVIA
N° 39 - QUINTA SERIE -
LUGLIO - SETTEMBRE 2007

Contiene tre poesie dalla raccolta
Tevere in fiamme
(silloge che andrà a far parte della
raccolta inedita "Il fiume nel mare")


La poesía cruza la tierra sola,           
apoya su voz en el dolor del mundo

Eugenio Montejo


    *
Di notte la vita ha frammenti di bellezza
nascosti nelle voci suadenti delle foglie
quando si staccano dai rami e lente
planano sull'asfalto, sui sacchi d'immondizia.

Da qui vedo il paese, in alto sulla destra
lo stesso che ha scolpito questo cuore
fitto d'oscure macchie e pietra grezza
che cede alla polvere i petali della sua pigrizia.

Il fischio vibrante delle canne è spronato
dal vento che trascina con sé le tracce
di fiumi asciutti, o in fiamme,
di territori assetati e sconvolti in questi giorni.

Ora mi lascio sfoltire dall'erba
con gli occhi chiusi poto i ciliegi
ma l'esodo dalle ferite è il frutto che ci afferra
e alimenta la voglia di ripartire dall'inizio
perché la bocca ha le sue aguzze spine
a sigillare i ricordi, i fiori carnosi della savana.


    *
Di più non posso
sottrarmi alle tenebre, all'abisso
nel mare chiuso in uno specchio
e scalzo andare incontro al figlio
con le mani assicurate a un fosso.

Se potessi parlarti un giorno
ti racconterei dei bisbigli
d'ali del pappagallo chiuso
in una gabbia messa in mostra
in un salotto ingombro di sbadigli,
delle doglie dopo il parto respinto
dei toni aspri che scacciano la luce.

Quello non era un sogno
ma realtà spalmata nello sguardo
con la camicia sudata e le scarpe
sprofondate nel fango, i tacchi
sbattuti sulle pietre consumate
dal cammino e del suo esatto contrario.
La nuvola che sorvola i giorni lesta arpiona i sogni
con dolcezza porta via la pelle e i grani del rosario.

    Dà fuoco alla città e al bosco. Guarda:
    adesso persino il Tevere è in fiamme!


    *
Certo ci vorrebbe il coraggio della rana
per prendere di petto il buio che s'attorciglia
alle gambe e alle braccia
ci trasforma in statue di carta e non retrocede
neanche all'alba sotto i colpi del canto del gallo.

Verranno altri custodi a chiudere le porte
della mente e del giardino
a chiederti la pelle
degli alberi e dei buoi, il passaggio nel bosco.

Da decenni percuoto la tua groppa
scortecciata dai rami del silenzio
bramato con l'orgoglio e la durezza
del contadino in cerca d'un raccolto.

Il giallo snervato della neve regala il sospetto
che il ritorno sarà un buio ancora più pesto
          un andare verso il contrario
una cancello di sicurezza rimosso dal peccato.

Quanti di questi giorni dovrò sopportare
e quelli acerbi in fretta mettere a marcire.
Quasi uno scontro allo scadere della sera
con le labbra asciutte, la lingua immersa
nel lento respiro di questo dolce imbrunire.




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