La poesía cruza la tierra sola, apoya su voz en el dolor del mundo Eugenio Montejo
Di notte la vita ha frammenti di bellezza nascosti nelle voci suadenti delle foglie quando si staccano dai rami e lente planano sull'asfalto, sui sacchi d'immondizia.Da qui vedo il paese, in alto sulla destra lo stesso che ha scolpito questo cuore fitto d'oscure macchie e pietra grezza che cede alla polvere i petali della sua pigrizia. Il fischio vibrante delle canne è spronato dal vento che trascina con sé le tracce di fiumi asciutti, o in fiamme, di territori assetati e sconvolti in questi giorni. Ora mi lascio sfoltire dall'erba con gli occhi chiusi poto i ciliegi ma l'esodo dalle ferite è il frutto che ci afferra e alimenta la voglia di ripartire dall'inizio perché la bocca ha le sue aguzze spine a sigillare i ricordi, i fiori carnosi della savana.
Di più non posso sottrarmi alle tenebre, all'abisso nel mare chiuso in uno specchio e scalzo andare incontro al figlio con le mani assicurate a un fosso.Se potessi parlarti un giorno ti racconterei dei bisbigli d'ali del pappagallo chiuso in una gabbia messa in mostra in un salotto ingombro di sbadigli, delle doglie dopo il parto respinto dei toni aspri che scacciano la luce. Quello non era un sogno ma realtà spalmata nello sguardo con la camicia sudata e le scarpe sprofondate nel fango, i tacchi sbattuti sulle pietre consumate dal cammino e del suo esatto contrario. La nuvola che sorvola i giorni lesta arpiona i sogni con dolcezza porta via la pelle e i grani del rosario.
Dà fuoco alla città e al bosco. Guarda: adesso persino il Tevere è in fiamme!
Certo ci vorrebbe il coraggio della rana per prendere di petto il buio che s'attorciglia alle gambe e alle braccia ci trasforma in statue di carta e non retrocede neanche all'alba sotto i colpi del canto del gallo.Verranno altri custodi a chiudere le porte della mente e del giardino a chiederti la pelle degli alberi e dei buoi, il passaggio nel bosco. Da decenni percuoto la tua groppa scortecciata dai rami del silenzio bramato con l'orgoglio e la durezza del contadino in cerca d'un raccolto. Il giallo snervato della neve regala il sospetto che il ritorno sarà un buio ancora più pesto un andare verso il contrario una cancello di sicurezza rimosso dal peccato. Quanti di questi giorni dovrò sopportare e quelli acerbi in fretta mettere a marcire. Quasi uno scontro allo scadere della sera con le labbra asciutte, la lingua immersa nel lento respiro di questo dolce imbrunire.
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