chi sono | Alessio Brandolini |
che cosa ho scritto |
da ZOE MAGAZINE, n. 20 - primavera 2008 (maggio 2008, pag. 59), di Daniela D'Angelo (inizio)
BOGOTÁ, POESIE E UN MAGLIONE PESANTE
Cosa hanno a che vedere tra loro Roma e Bogotá? Una valigia di vestiti leggeri e i blocchi di carta su cui scrivere? La responsabilità della poesia e la passione per i propri figli?
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dal mensile 30GIORNI, anno XXI - n. 2/3 - 2008, di Cristiana Lardo (inizio)
MAPPE COLOMBIANE Nelle poesie delle Mappe c'è sempre un "tu" a cui ci si rivolge e su cui si fa affidamento, un "tu" a cu spiegare le cose che si vedono e a cui chiedere spiegazioni «April is the cruellest month, breeding / lilacs out of the dead land, mixing / memory and desire, stilling / dead roots with spring rain» (T. S. Eliot, The waste land). Aprile per Tomas Stearn Eliot è il mese più crudele, perché è quello che rigenera la vita, che mette davanti alla coscienza di quel che è stato («a little life with dried tubers») e ad ammettere quello che c'è adesso: una voglia di vita, nuova, inaspettata, che quasi indispettisce.
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dal sito culturale L(')abile traccia, aprile 2008, di Renata Ballerio (inizio)
Alessio Brandolini, Mappe colombiane, LietoColle, Faloppio, 2007 "Le risposte non le trovi per caso", scrive Alessio Brandolini nelle sue Mappe colombiane, mappe da lui definite "della nostra memoria,/ e dell'ignoto". Ma non trovi per caso - io aggiungerei - neppure le domande.
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da L'Avvenire - inserto Romasette, 4 novembre 2007, di Marco Testi (inizio)
"Mappe" che puntano all'autenticità Mappe colombiane è la più recente opera poetica di Alessio Brandolini, uno dei volti nuovi della lirica italiana, anche se ormai è alla sua quinta raccolta. Il verso di Brandolini oscillava tra due poli: la terra, le radici familiari profondamente immerse nella campagna, e la metropoli. All'interno di questa oscillazione si inserivano elementi dinamici, come l'amore, la solitudine, il senso della parola.
nel cielo un ponte che carezza le Ande un gioco antico a ridosso di un tempio tutto questo per pescare al tramonto le tracce dell'alfabeto smarrito per dare alla terra un mare più grande L'inautenticità della kultur sembra in questo libro essere subìta in modo più profondo che in altre esperienze poetiche di autori diversi. Perché in fondo, già in Poesie della terra di tre anni fa, Brandolini poneva poeticamente i termini della questione, seguendo a sua volta una tradizione, perché questo modo di sentire il mondo civile è piuttosto radicato negli ultimi due secoli: si pensi al totale rifiuto d'occidente in alcune esperienze non solo letterarie, da Rimbaud a Gauguin.
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dal quotidiano web aprile, 20 settembre 2007, di Woland (inizio)
MAPPE COLOMBIABE
Il teatro Argentina lo scorso martedì ha ospitato "Dante legge Albertazzi" (si, avete letto bene), spettacolo nel quale il grande attore e direttore (ancora per poco) del Teatro di Roma riproponeva alcuni passaggi del sommo poeta, corredandoli con citazioni acute e del tutto proprie rispetto al filo conduttore scelto per la serata.
Tutto questo per dire che parlare di poesia, oggi, significa tener presente questo tipo di elementi, e il particolare percorso che lo sviluppo del verso ha maturato, in particolare nel corso dell'ultimo secolo.
per regolare i conti si tracciano le rette per stabilire con rigore la misura della giornata per calcolare nei dettagli difficoltà e momenti del prossimo percorso il rapido accostarsi a un giorno tutto nuovo. Bolivàr con le ali (pag. 67) |
da L'Osservatore Romano, Venerdì-Sabato 17-18 agosto 2007, di Marco Testi (inizio)
Nella raccolta Mappe colombiane di Alessio Brandolini Una delle lezioni dell'arte moderna è stata quella dell'anti-mimesisi, che ha definitivamente sconfitto la concezioni rigidamente realistica e naturalistica dell'oggetto rappresentato. È una lezioni che in realtà viene da molto lontano, perché già nei greci e in Virgilio l'orizzonte della descrizione non era puramente esornativo o oggettivo, ma risentiva dell'energia trasformatrice dell'interiorità. Ecco spiegato anche il titolo, oltre che i contenuti, di questo Mappe colombiane (LietoColle, 2007, pp. 87, 13 euro - con una introduzione di Armando Romero), quinta prova poetica di Alessio Brandolini. Il poeta romano è da sempre impegnato nella promozione della cultura in Italia e all'estero tanto che può essere considerato uno degli ambasciatori della poesia italiana nel mondo (le sue raccolte sono state tradotte in molte lingue); è tra l'altro ideatore di Fili d'aquilone, rivista di poesia on-line che attraverso discorsi monografici sta tentando un rapporto più stretto tra attualità, società e cultura.
di mani tenere, ma coraggiose perché di rovi e ortiche più non hanno alcun timore. Ecco emergere la sensibilità antica di Brandolini: i ragazzi colombiani, come quelli delle borgate romane che fanno i conti con le spine di una predestinazione al rischio e al destino. La voce e lo sguardo tengono stretti legami al di là di barriere, semplicemente constatano identità nella diversità: "Nelle morbide nicchie / più appartate del cuore / conservalo con garbo", è l'invito a orientare lo sguardo poetico astenendosi dal dettare mappe con periferie e centri, in un universo che ci ha insegnato con Borges come l'inizio di ogni cosa sia nascosto in un sottoscala di una casa in demolizione ai margini di Buenos Aires, o con il Buon Annunzio nella oscura periferia ad oriente dell'impero. Le cifre più importanti di questo libro sono la volontà di dare le dimissioni da una illusione scambiata per verità e la scelta di lasciarsi andare al flusso dell'anima, non solo della mente: "Perdersi a volte / fa bene alla salute".
delle giuste attenzioni d'essere visti e ascoltati di frasi gentili: al contrario ci si stacca dal ramo da noi stessi, dal mondo. Eccola la nuova via: un rivolgersi tranquillo agli altri, senza parere di star calando chissà quale nuova verità. Qui ci si appoggia sul senso comune del verso-discorso, sulla sua naturalezza di confessione all'altro. Eppure il poeta sta dicendo una cosa antica. Per questo la nuova poesia non può dimenticare che si possono dire parole antiche quanto il mondo, se dietro preme l'antica semplice sapienza del faber.
uno dei tanti farabutti costretti a sopravvivere o condannati a morte per aver rubato un sogno a chi ne aveva troppi e poi per averlo allattato nell'antica casa di fango. Siamo di fronte a una poesia che si alimenta di spazi, da quello della terra a quello metropolitano, fino all'oceano ed oltre, per poter dispiegare le voci profonde che parlano il difficile linguaggio degli altri. È una delle pochissime esperienze che riesce a penetrare le ragioni poste negli altri, invece che rotolarsi sulle lamentazioni del proprio cuore dolente, come ancora molti si attardano a fare. |
dalla rivista web Fili d'aquilone, n. 7 - lug/set 2007, di Oscar Palamenga (inizio)
MAPPE DI NUOVI MONDI INTERIORI
Leggendo Mappe colombiane, l'ultimo lavoro poetico di Alessio Brandolini (LietoColle, 2007), si ha l'impressione che mai come in questo caso la poesia prenda un significato diverso a seconda di chi la legga.
Il punto di partenza di Brandolini, il suo porto di Palos, possiamo afferrarlo in molte poesie contenute nella raccolta, e che esprimono un profondo disagio:
un migliaio di capelli. Me li ritrovo in mano sparsi sul collo lì, dove sono le tante cicatrici di uno scavo profondo. (...) Però non posso La vita non la trovi (pag. 76) Ecco, il poeta non può rimanere assente, come un osservare impassibile e sordo, la vita non si trova dall'altra parte della strada è qui, in mezzo a noi, con noi. Però in lui sembra esserci un blocco, una difficoltà esistenziale, una impossibilità ad abbracciare pienamente la vita, così come da sempre vorrebbe. Allora il Sudamerica sembra offrirgli, a sorpresa, anzitutto un rifugio sicuro nella parola e nel festival poetico di Medellín una convinta partecipazione, un abbraccio, un incoraggiamento, un felice e insperato abbandono alla poesia:
stare al sicuro aleggiare nella parola. Da decenni l'estate era un cane ringhioso un taglio verticale alle vene del polso. (...) (pag. 83) Inoltre, quella terra così verde ed esuberante, così piena di contraddizioni come sottolinea lo scrittore colombiano, e raffinato poeta, Armando Romero nella prefazione a Mappe colombiane, gli offre una straordinaria energia vitale in grado di permettergli di schiarirsi le idee, di rendere più acuti i propri sensi, di fondere il passato al presente e di proiettarsi verso il futuro. Di cominciare, in sostanza, a ricostruirsi un più saldo "nuovo mondo" interiore:
Restano le pulsioni Il sangue della foresta che ora scorre veloce qui, in Sudamerica e la voglia di conoscenza che da giorni ci spinge a seguire le tracce del sogno, e a fare festa. (pag. 21) Ha inizio così uno scavo, anche molto doloroso, dentro se stesso, nella propria infanzia ("l'infanzia la trovi per strade / di mani tenere, ma coraggiose"), nella memoria, fatta anche di macerie ("Tra le rovine della casa / ci sono insetti e serpenti / eppure lì, un fringuello / vola e ogni tanto canta"). Soprattutto, dentro i misteri della vita e i lati oscuri dell'uomo:
Ora spengo la luce e il buio ci consola immola sull'altare. Di milioni di facce Senza più voce (pag. 30)
(pag. 23) Sembra quasi di assistere a un rito sciamanico, ad una catarsi, all'unione primordiale di tutte le anime, ad una trasformazione psichedelica della realtà:
Su Bogotá discende una pioggia povera di detriti le nubi si sfogliano e il cielo si trasforma in pan di zucchero si riempie di un celeste affettuoso di uccelli candidi dal becco tenero. (pag. 55) Si comprende con dolore che il legame dell'uomo con la vita, e con gli altri esseri viventi, dovrebbe (e potrebbe) essere assai diverso, più vasto e profondo, più coinvolgente e saldo. C'è una forte tensione alla conoscenza dell'uomo, alla consapevolezza dei nostri tempi. L'idealismo utopico, ma non teorico, di Bolívar in questi versi è il riflesso dei desideri del poeta, dei propri sogni, oltre che poetici anche politici e sociali:
al viaggio equatoriale di fine giugno. L'audace, l'idealista ci spinge a seminare nella terra del vento nell'oceano dei sogni. Invita a sollevarsi, non uscire di pista. A guardarsi negli occhi. (pag. 60) Nell'oceano dei sogni c'è il desiderio di una vita "altra" (oltre a William Blake, si pensa alle canzoni di Bob Dylan e di Jim Morrison) che ci conduca fuori dall'esilio, dove gli uomini conoscono la solidarietà, la fratellanza, l'altruismo e la speranza. È una continua ricerca di "altre terre" e di sensazioni assolute che non appartengono solo ai sensi, ma bensì anche all'anima, all'inconscio:
lo sfioriamo con gli occhi non fuggiamo la danza delle parole che qui perdono il guscio non certo la sostanza. Ora posso sedermi. (pag. 70) Alla fine del viaggio rimane solo la speranza, e il desiderio di seguitare a credere in quella speranza.
ogni singolo gesto adagio si riversa nelle mappe segrete trae la sua forza la sua soffice luce dallo sguardo del sole. Per questo l'esilio Di padre in figlio (pag. 87) Sembra proprio che le Mappe colombiane di Alessio Brandolini non siano stabili ma, come in un sogno senza sosta, in continuo movimento e lo suggerisce anche il disegno a china di Stefano Cardinali (Tra-me) messo in chiusura e che riproduce i contorni geografici della Colombia. Un passaggio da una mappa all'altra. Una famelica ricerca e una continua scoperta, un costante movimento, lo stesso che ha generato e genera la vita, quello che "di padre in figlio / passa fluido e sicuro". |
dai siti LietoColle, luglio 2007, orvietonews, 3 settembre 2007 e Fabruaria, 13 gennaio 2008, di Laura Ricci (inizio)
LE TASCHE DEL CUORE E DELLA MEMORIA
tallona il sogno l'inatteso paesaggio tienilo bene a mente stretto nello sguardo. Nelle morbide nicchie più appartate del cuore conservalo con garbo. Alessio Brandolini Nate dal suo viaggio a Medellín, dove nel giugno 2004 ha partecipato alla XIV edizione del consueto "Festival internazionale di poesia", queste Mappe Colombiane di Alessio Brandolini sono diventate testo edito solo nel marzo 2007, per i tipi della collana Aretusa della edizioni LietoColle. A lungo elaborate dall'autore sono state precedute, nella pubblicazione, da testi scritti posteriormente, quelli de Il male inconsapevole (Il Ramo d'Oro, Trieste 2005): non ce ne chiederemo troppo la ragione, dato che se c'è un luogo dove la cronologia non ha senso è proprio quello della scrittura e, nella scrittura, della poesia in particolare. La mappa, per sua natura, mette a fuoco in modo dettagliato una porzione relativamente ristretta di territorio, e forse l'autore ha voluto dettagliare fin nei particolari più minuti un'opera che non solo appare un caposaldo della sua produzione, ma ripercorre un'esperienza che ha segnato in modo forte la sua vita e il suo immaginario, attraverso luoghi, relazioni, sentimenti, sensazioni, elaborazioni.
che era lo spirito di tutto quello che sarebbe accaduto dava cibo al nostro pensiero sosteneva la futura memoria. (...) pag. 84 Così tra Bogotá e Medellín, tra volti nuovi e luoghi di originario stupore, il poeta ondeggia tra presente e memoria, nuove prospettive ed improvvise epifanìe, attesa e rimpianto, accidia e speranza, segnando la carta di solchi spaziali e interiori, estraendo nuovi occhi e nuova linfa dal viaggio:
Vivo sordo pieno di peli e foglie gialle. Mi spargo nel buio intanto erodo le parole scavate nella roccia nell'acqua mi scrosto dal male. Nei fossi di confine pag. 44 E ancora:
l'allegria degli uccelli sotto l'ombra delle statue di bronzo la voce che proviene da un mondo nuovo che ancora non conosco (...) Contamina le mani modifica lo sguardo ossigena l'oscurità senza fine del pozzo. (...) pag. 48 Ad accogliere la speranza di nuove segrete mappe, di un ossigenante leggero andare - è "un tipo sciolto, persino più alto" il Brandolini che assapora il gusto forte di Bogotá - sono il profilo terso delle Ande, l'eterna matura primavera, l'inebriante splendore di giugno: il mese del festival di poesia di Medellín, quello della nascita, il più bello, che poi è anche un esplicito richiamo alla Terra desolata di Eliot ("April is the cruellest month..."). Intenso e ricorrente nei versi del poeta, "Giugno" è l'incipit: del testo, della vita, dell'eros, del viaggio, del nuovo corso che si schiude, di quel flusso nostalgico che sempre, la perfezione, sprigiona già nel momento in cui è goduta:
lo gridano i colori l'intensa notte equatoriale con il verdeggiante rumore. (...) L'arazzo delle stelle snuda la schiena impervia delle Ande. Ho bisogno d un flusso discreto di carezze di questa luna audace che arrossa il buio calma i colpi del cuore rafforza la memoria dona allegria alla voce e al pianto dell'esilio. pag. 13 Nel rigoglioso, continuo espandersi dell'universo subtropicale - dove come ben fa notare Armando Romero nella sua intensa introduzione "Non si nasce, non si muore, ma è la solita violenza che si trasforma costantemente" - il poeta percepisce le immense possibilità del caos, con la forza della parola se ne fa interprete e demiurgo, ne stabilisce un più o meno sensato ordine, ne traccia una mappatura esotica che si farà memoria per sovrapporsi, con ardite e inattese incursioni, al domestico campestre delle poesie della terra: sconvolgendo spazio e tempo e piegandoli, con grande naturalezza, a un continuo simultaneo agguato. Come accade, del resto, nel magico delle civiltà australi e in ogni vita ricca di immaginario. Così, può starsene nella classe turistica del ritorno e trasformarla, masticarla nella paura del non essere fino a renderla erba morbida e silenziosa; far scandire al paesaggio, già nel presente, i nomi dei luoghi e di tutte le persone incontrate, conservarle per sempre nelle tasche del cuore; lasciar invadere il suo territorio abituale di bestie esotiche per poi chiedere, in un ironico affettuoso guizzo, che l'amico poeta Romero torni a Roma a riprendersele. Come Alessio Brandolini stesso afferma, ogni suo viaggio poetico ha radici nell'opera che lo precede e getta ponti verso la successiva: "Al Museo dell'oro ho trascritto / ella mitologia Koghi un frase / perfetta per il mio fiume nel mare", ovvero al libro di poesia Il fiume nel mare, annunciato in alcune silloge inedite apparse su riviste. Se situiamo le sue Mappe colombiane in ordine di creazione piuttosto che di edizione, il loro solido corpus subtropicale si intreccia, effettivamente, con continui rimandi, realistici o nostalgici, alle Poesie della terra (LietoColle, 2004) e anticipa, nelle note sofferenti che continuamente fanno da contrappunto alla gioia, la pena rosso sangue de Il male inconsapevole ("Di notte torno sui miei passi / come faccio sempre e mi guardo / leggere un testo in cui parlo / di una fabbrica abbandonata / alla periferia di Roma", che poi è la poesia "Largo Preneste" contenuta ne Il male inconsapevole). Non mancano, infatti, né accenni alla violenza sociale della terra di Colombia, né a una dimensione più universale del dolore e della caducità della condizione umana, di cui diventano metafora il sangue della foresta, l'eccesso inquietante del barocco, il frutto maturo bloccato appena prima del processo di decomposizione e fatiscenza. Demiurgo della materia e della forma, il poeta veglia su ogni pulsione con il suo abile verseggiare, riconduce ogni accento alle asciutte, peculiari armonie del suo verso breve spezzato di moderne dissonanze, sparge ironia affettuosa sul rischio della retorica, alza il quotidiano verso le stelle, stempera il sale del cuore in un moderno panteismo fino a rendere corpo il creato e, il corpo, elemento di un'agognata silenziosa unione con ogni altro elemento dell'universo:
i capelli increspati del buio tropicale. Sciolgo i fili annodati delle stelle e del sole. Mi accendo questa sera pag. 53 Esperienze ed emozioni così forti non possono avere né un ora né un prima né un dopo; come è ben condensato nell'epigrafe della raccolta, improntata al poeta colombiano Giovanni Quessep: "Ogni speranza ha la sua memoria, / un sole di ferro, un pianto d'esilio". |
da Avvenire, 3 giugno 2007, di Leone D'Ambrosio (inizio)
Le "Mappe colombiane" di Alessio Brandolini "Mi sento un 'poeta contadino' che punta a una semplicità articolata, con tanti rami e foglie, e i piedi ben piantati nella terra, che però vive in una città densa di storia, di traffico e di smog, come Roma. Per fortuna il mio terreno è a soli 30 chilometri e appena posso lo raggiungo. Ho coltivato la mia poesia in solitudine, anche se le prime pubblicazione su rivista risalgono al 1989. Non mi sentivo in sintonia con tanta poesia italiana, in gran parte in quell'epoca nel mezzo d'una deriva orfica o ancora legata alla neo-avanguardia, dove nella scrittura in versi la letteratura conta più della stessa poesia. Negli ultimi anni qualcosa è cambiato. Mi sento vicino alla poesia che tende alla chiarezza, che talvolta s'avvicina a cadenze prosastiche, ma internamente pura, intensamente lirica. Non è un caso, quindi, che in questo clima poetico nuovo e a me più vicino, ho pubblicato nel 2002 Divisori orientali ("Premio Alfonso Gatto - Opera prima"), con molte poesie dure legate alla vita in città, e nel 2004 Poesie della terra (nel frattempo tradotte in spagnolo da Martha Canfield e in sloveno da Jolka Milič). Poi è giunto l'invito a far parte della giura del premio di poesia "Pier Paolo Pasolini" ed è uscita la raccolta Il male inconsapevole (finalista premio "Sandro Penna") per l'editore triestino "Il Ramo d'Oro". Qui ci sono testi in cui parlo di guerre, di torture sui prigionieri. Ecco, questo è il mio impegno poetico, umano e civile. Però una poesia se è buona è già di per sé un'operazione di civiltà e, in qualche modo, anche di resistenza". A parlare è il poeta Alessio Brandolini, che lo scorso 25 maggio ha presentato presso la libreria Piermario & Co. di Latina la sua ultima raccolta di liriche, Mappe colombiane (LietoColle, Faloppio, 2007), che fra qualche mese, tradotta in spagnolo, uscirà anche in Bolivia (Mapas colombianos):
per la nostra ombra invisibile smarrita o prigioniera di deboli raggi lunari: faticano ad arrivare al suolo scaldare corpi, svagati pensieri. "Il viaggio non è soltanto andare: è anche tornare; allora, di quale 'viaggio all'indietro' ci parla Alessio nei suoi primi versi? Forse sarà che dall'altra parte del mare è presente ciò che per il poeta è passato, presenza e assenza. Occorre premettere che agli antipodi c'è il nostro volto, colui che siamo stati o che saremo. Perché la poesia di Alessio Brandolini è conficcata nella terra, e più che al albero, cerca di diventare radice. Così, il sogno diviene realtà dall'altra parte del mondo. In questa ricerca di essenze, la geografia non è locale, è universale, poiché è concentrata sull'umano, su quel modo di essere e di stare sulla terra - si legge nella prefazione di Armando Romero. - Come ogni territorio assurdamente limitato dalle frontiere, la Colombia è uno strano paese. Tuttavia, a mio giudizio, è un paese che permette l'amore senza concedere l'oblio, che suscita ira e dolore senza cadere nell'odio. È un paese che ci segna per sempre, perché è fatto per essere creato dalla nostra immaginazione, non come altri Paesi della nostra terra americana, per esempio il Messico, dove la presenza di un passato precolombiano schiacciante lascia poco spazio all'immaginazione":
puoi trovarti in un cielo dagli occhi iniettati di sangue le labbra incollate di pioggia e se a spasso incontri la luna ti parlerà del suo cuore malato. |
dai siti Fabruaria e Farapoesia giugno 2007, di Caterina Camporesi (inizio)
Mappe Colombiane: Da sempre il viaggio è sinonimo di esperienza dai molti significati, che, entrando a fare parte del mondo interiore di chi lo compie, contribuisce ad arricchire il serbatoio dei ricordi e a favorire possibili trasformazioni lungo l'asse della propria crescita psicologica, conoscitiva e umana.
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da La Provincia, 25 maggio 2007, a cura della redazione culturale (inizio)
ALESSIO BRANDOLINI, IL DOLORE CONDIVISO Nasce dalle suggestioni di un viaggio in Colombia la nuova raccolta del poeta romano Alessio Brandolini, Mappe colombiane (LietoColle editore), che sarà presentata oggi alle 18.30 presso la libreria "Piermario & Co." in via Armellini a Latina. Sarà presente l'autore.
Sono stranoOgni immagine o ricordo della Colombia spinge l'io poetante verso la tentazione della comunione con la natura e con un'innocenza arcaica; ma a impedire che il resoconto del viaggio si muti in "codice privato" interviene una forte componente di umanesimo e solidarietà: La speranza tiene per manoE infine la poesia conduce dalla scoperta di un mondo lontano e, insieme, alla scoperta di se stessi, di un'identità plurale, perché in quel paese ferito ci sono anche frammenti del nostro volto. |
da Latina oggi, 25 maggio 2007, a cura della redazione culturale (inizio)
BRANDOLINI, MAPPE COLOMBIANE Mappe colombiane (LietoColle) di Alessio Brandolini è una raccolta poetica già in uscita in lingua spagnola. È l'opera di un autore conosciuto a Latina dove, lo scorso anno, presentò il suo Il male inconsapevole (Il Ramo d'Oro).
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da La Provincia, 23 maggio 2007, di F. P. (inizio)
SE IL VIAGGIO DIVENTA SCOPERTA DI POESIA Il viaggio fa avanti e indietro come la spola di un ricordo che si riscopre nel presente, e tesse la trama di un paese/paesaggio, come nel bel disegno di Stefano Cardinali che illustra Mappe colombiane, la nuova raccolta di uno dei più interessanti poeti italiani contemporanei. Il libro, uscito anche in lingua spagnola e pubblicato in Italia da LietoColle di Como, sarà presentato venerdì 25 maggio alle ore 18.30 presso la libreria "Piermario & Co.", a Latina in via Armellini 27, alla presenza dell'autore.
Mappe colombiane è un nuovo tassello che si aggiunge all'opera del poeta romano dopo Il male inconsapevole, già presentato a Latina nel maggio dell'anno scorso. Se quello era un libro di singolare asprezza espressiva, dominato da violente sensazioni visive e tattili, con le Mappe colombiane (composte in un periodo precedente) la lingua si orienta verso un pulito equilibro raccontando in versi (di misura breve ma di "scala maggiore") un viaggio latinoamericano che dal sogno approda, passo dopo passo, alla realtà, costruendo da lontano una grande metafora della Colombia con la forza espressiva di "versi belli e inquietanti", come scrive nella prefazione del volume il poeta colombiano Armando Romero.
Sono strano Il mare, la foresta, le albe sulle alte erbe, le maschere d'oro degli antichi sciamani, le statue dei santi barocchi delle cattedrali e il chiasso dei mercati popolari: ogni dio o demonio, ogni presenza della Colombia spinge l'io poetante verso la tentazione della comunione con la natura e con un'innocenza arcaica, anche se ad impedire che il resoconto del viaggio, città dopo città, si muti in "codice privato" interviene una forte componente di umanesimo e solidarietà: La speranza tiene per mano Se la poesia non è un sermone sacro o un delirio procurato ma una verifica continua delle proprie stesse condizioni di umanità, nel dialogo e nella condivisione del dolore vicino e lontano, può dalla scoperta di un paese straniero partire alla scoperta di un nuova identità di chi scrive: nelle acque dei fiumi e tra il fogliame impenetrabile delle foreste sono disseminati anche frammenti del nostro volto. |
dal blog I libri in testa, 21 maggio 2007, di Elvio Cipollone (inizio)
Un viaggio tra le Ande La poesia è umile. Faticoso cammino di ricerca. Quando poi si raggiunge la vetta, lo stupore cancella il sudore. E resta l'estasi della scoperta. Gli squarci aperti. L'ingenua pretesa della conquista. Un nuovo punto per osservare la vita. La parola giusta che interpreti il sentimento e lo trasmetta. A chi?
Con questo spirito mi accingo ad esplorare le Mappe colombiane di Alessio Brandolini. E mi ritrovo subito d'accordo con la bella introduzione del poeta colombiano Armando Romero: è un viaggio, un andare e un tornare. Un esiliarsi doloroso ma indispensabile se, come diceva Joyce, si vuole provare a capire se stessi, mettere ordine ai ricordi.
In questo viaggio dove la carne brucia e il sogno si fa trama, ritrovo il verde delle foreste, la voce dei fiumi, il coraggio dell'incontro umano e il tempo antico della storia. Perciò sento uno strappo quando l'aereo lascia il suolo e sorvola le Ande e l'oceano. Quella "variazione di peso e di percorso" mi riconduce d'un botto alla periferia di Roma.
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Relazione al convegno ""La parola studiata e creata - Celebrazione dell'ispanismo", Università degli studi di Firenze, 15-17 maggio 2007, di César Fredy Pongutá Puerto (inizio)
Mappe Colombiane di Alessio Brandolini
Funzione della letteratura è creare identità e costruire comunità.
Solo il sogno che brucia e si fa carne lento respiro e poi, all'alba o a notte fonda intenso desiderio che ci avvolge o colpisce, e senza pietà ci strozza. (pag. 29) La Figura è, quindi, la forma sensibile relazionata alla sensazione, movimento vitale, è un temperamento, un sentire l'accadere (non un raccontare), "la figura" nei versi di Mappe Colombiane esprime l' esperienza propria della sensazione:
io non lo chiedo lo sospiro soltanto. vivo sordo pieno di peli e foglie gialle. Mi spargo nel buio intanto erodo le parole scavante nella roccia nell'acqua mi scrosto dal male. (pag. 44) Vale ancora far risaltare, dalle parole della raccolta poetica, non tanto quelle dove entra la Colombia, bensì sottolineare la sensazione che si scrive, la parola in se stessa, non in modo ontologico ma corale: la sensazione ci commuove, si trova nella pelle dei versi, è la sua stessa carne.
oggi il mondo si sveste siamo soli, ma uniti al respiro di tanta gente. (pag. 30) Anche se questo sentiero della sensazione genera un inconveniente che non riesce a convincerci del tutto, specialmente di fronte all'intenzione che con tale forza emerge da queste poesie. Alla debole forza rappresentativa che possiede "la figura" è necessario avvertire l'assenza o il vuoto di un accadere riferito. Ma questi versi della sensazione vanno alla ricerca di una peculiarità. Qui c'è un percorso, c'è uno sguardo:
le indelebili impronte dei volti incontrati per strada. Infondono il necessario coraggio (pag. 34) Si può allora trattare un aspetto che risulta importante per la comprensione in generale di quella presenza del narrare che si manifesta nella poesia, e che a volte porta a una sterile separazione dei generi. La poesia è narrativa senza che in essa sia necessaria la configurazione di un racconto. Seguendo perlopiù una vocazione pedagogica chiameremo questo aspetto "la narratività": la poesia comporta un senso di narratività senza che per questo si debba chiudere nella narrazione di un evento. Su questo aspetto Paolo Fabbri ci commenta che la narratività è soprattutto un atto di configurazione del significato. Con essi i segni, e nel caso concreto della poesia, la parola, più che rappresentare concettualmente un mondo dinamizza un processo di significazione, pertanto le poesie di Mappe Colombiane sono i suoni del cuore e non la voce che spiega concettualmente la Colombia.
Straniero. Anch'io sono indio (pag. 77)
Per questo l'esilio Di padre in figlio (pag. 87)
Mai era stato così se stesso, (pag. 33) Questa narratività opera la trasformazione in vari aspetti. Ora parleremo di essi velocemente. In prima istanza: la sensibilità di fronte al prodigio della terra, dove l'esplosione dei sensi si mostra attraverso alcuni versi più conformi all'istintivo o al passionale che all'espressione razionale. È necessario tener presente che Brandolini è un "poeta della terra":
lo gridano i colori l' intensa notte equatoriale con il verdeggiante rumore. (pag. 13) Dall'altro lato, questi versi iniziali del libro ci vincolano a un altro tema che occorre approfondire. Parlo dell'immaginario culturale, l'incontro con ciò che sin dalla tradizione, dal lascito, dalla voce del passato, permette di comprenderci. La relazione diretta con Eliot e, allo stesso tempo, la fratellanza con la poesia di Aurelio Arturo. Questo immaginario poi si fortifica con i musei di Bogotá, i suoi quadri, le sculture di Botero nelle strade di Medellín, o con quegli spazi che, come fantasmi, lievemente respirano la loro presenza invisibile di fronte al poeta:
ci sono state due volte per questo ora ci resto. Tutti i giorni le piante (pag. 45) Ma di fronte a questo espediente che potrebbe apparire intellettuale, c'è un gesto liberatore: il richiamo diretto, nei versi di Brandolini, ai nomi propri dei suoi amici colombiani. Si nomina per riscattare, per differenziare, si descrive per distinguere. Insieme a quei nomi si ricordano i sorrisi, le mani e quelle voci spontanee e semplici con cui la poesia s'incrocia in un freddo angolo di Tunja o nelle antiche strade coloniali di Villa Leyva. Se la poesia di Alessio Brandolini è un viaggio la cui affezione dell'anima obbliga a tracciare una "mappa" durante il percorso, capace di esprimere la sensazione, questa avventura è anche una forza che obbliga a distinguere, precisare un ordine che permetta la comunicazione di quel che si vuole dire. Nominare è portare dall'altro lato della mappa gli esclusi, a causa della nostra fretta, di fronte ai nostri discorsi o risultati. Il verso indica lo scomparso o il dimenticato, o colui che è vicino ma che per una sventurata miopia ci risulta difficile percepire. Al nominarli traccia le sue voci, abbozza i loro volti. Per questo non vi è distanza tra Martha Canfield e Simón Bolívar, tra Cristoforo Colombo e Armando Romero. È una mappa che rende conto non della conoscenza dello spazio bensì esprime la necessità di tracciare il sentimento. La mappa e l'avventura, Colombo e la Colombia, la scoperta del proprio attraverso la forza della trasformazione. Mappe colombiane di Alessio Brandolini è un titolo che si traccia con un polso tremante a causa del sentimento. Dicevamo all'inizio che vorremmo che questi versi potessero rappresentare per poter finalmente calmare i nostri impulsi, per tranquillizzare e poter così riposare. Ma questo battito del cuore non è solo l'effetto del cambiamento per il poeta, piuttosto la sua lettura ci scuote a tal punto che ormai non possiamo fare nulla per evitarlo. Umberto Eco dice che di fronte alla letteratura sperimentiamo un'impotenza sorprendente che non è altro che la nostra impossibilità di cambiare ciò che la fiction ci insegna, come i lettori umani che siamo, di fronte alla forza devastante della morte. Ho ricordato Aurelio Arturo, e non è stato casuale: forse è la poesia che può meglio spiegare la poesia di Alessio Brandolini sulla Colombia, lo dico perché durante la realizzazione di questo lavoro, alcuni versi del poeta della regione di Nariño, nel sud della Colombia, hanno continuato a risuonare in me senza pausa: Non è per te questo canto che splende dalle tue lacrime, / Non per te questo verso di melodie oscure, / Ma tra le mie mani il tuo tremore ancora persiste / E in esso, il fuoco eterno delle nostre ore mute. traduzione dallo spagnolo di Sara Pagnini |
da Avanti!, 3 maggio 2007, di Alberto Toni (inizio)
Versi & Commenti
"Sciogliersi nel paesaggio, ecco la tentazione e il godimento del poeta e della sua poesia". Queste parole, tratte dall'introduzione di Armando Romero alla raccolta di Alessio Brandolini, "Mappe colombiane" (LietoColle, 87 pagine, 13,00 euro), riassumono lo spirito del libro: un viaggio dentro il paesaggio, "un intero paese nel cuore del poeta". "Qui è tutto un viaggio / e i voli sono quelli / di chi si è fatto foglia". Brandolini attraversa un paese, ne capta i suoni, le atmosfere, ne rivive la storia nel profondo e ne racconta il flusso di pensieri che lo agitano: Nell'immensa piazza di Tunja Ecco, dunque, la poesia farsi testimonianza, vivere in metamorfosi; il paesaggio è tutto nei versi, non soltanto vissuto con gli occhi, ma depositato: "Ascoltiamo in silenzio / le proposte della savana". Così le belle albe o le notti andine rivivono in immagini nette, le facce e i corpi di Botero, la leggendaria figura di Bolívar che "sprona / al viaggio equatoriale". Dall'altra parte del mondo il poeta, "strano / straniero", cammina "con gli alberi ai piedi / mentre dai sassi / vien fuori la pioggia". |
dal sito Vico Acitillo 124 - Poetry Wave, 1 maggio 2007, di Raffaele Piazza (inizio)
Alessio Brandolini: Mappe colombiane Alessio Brandolini è nato a Roma nel 1958 e può essere considerato uno dei poeti maggiori della sua generazione, a prescindere dai numerosi e importanti premi vinti per l'edito e dalle numerose pubblicazioni su riviste letterarie, tra le più importanti nell'odierno panorama letterario: si può fare la suddetta affermazione se si parte dall'assunto che un poeta, per essere autenticamente tale, deve essere innanzitutto originale, avere per cifra distintiva il carattere dell'unicità, e Brandolini, oltre ad essere un fine versificatore, oltre a presentarci libri che nascono in un'officina che sottende strumenti espressivi notevoli e una grande coscienza letteraria, è un poeta veramente originale, riuscendo ad elaborare una poetica che, di raccolta in raccolta, pur mutando i temi da lui trattati, sviluppa un linguaggio alto, un poein che è vagamente lirico e che con grande chiarezza, nella complessità, ci dona una scrittura caratterizzata da forti accensioni, da grandi illuminazioni, controllate magistralmente a livello formale.
Il libro non è scandito e ha un vago carattere poematico, una forte unitarietà, attraverso i componimenti, tutti senza titolo, e costruiti da versi brevi e verticali. C'è un senso di sospensione, di mistero e anche una ricerca a livello antropologico della Colombia, della sua arte e della sua gente: si cerca una provenienza. Brandolini interiorizza tutto ciò che vede e sente, toccando con mano una realtà che molto spesso viene dimenticata da chi vive in paesi che, per qualità della vita, dalla Colombia si differenziano. C'è in Mappe colombiane una fortissima densità metaforica e semantica, che si concretizza in una scrittura icastica e leggera nello stesso tempo. È quella di Brandolini una poesia tutta terrena che sembra scavare nelle profondità di quello che è il senso della vita di un popolo tanto penalizzato, anche se, a volte, in brevi momenti, si può scorgere una luce salvifica anche per i colombiani, luce che non rimane, possesso solo per chi si affaccia sullo scenario come turista, come lo stesso Brandolini. Decisamente è un esercizio di conoscenza quello che compie Alessio Brandolini, che riesce ad entrare in empatia con la popolazione, le piante, gli animali e la catena montuosa delle Ande, che assume un aspetto numinoso per il poeta, spettatore volontario di ogni elemento con il quale si trova a interagire. Brandolini è un poeta che non soltanto sa come portarsi nel cuore un intero paese come per crearlo o ricrearlo, ma sa inoltre come appropriarsi di una realtà che, per quanto bella, non è meno dolorosa. Il poeta, se da una parte si lascia sedurre dalla bellezza della Colombia, dall'altra indica senza ambiguità che non c'è bellezza nella violenza in questo contesto. Da poeta che sogna ma che sa anche vedere lucidamente la realtà, Brandolini riconosce che la combustione del sociale e del politico non si ferma e condiziona ogni movimento. Per questo in alcune delle sue poesie chiama in causa l'artista Fernando Botero, affinché le sue immagini l'aiutino a vedere quelle "devastazioni della violenza", quello "scheletro della muerte / che sorride lieve e innocente".
Giugno è il mese più bello Dal testo citato possiamo comprendere quanto sia notevole l'intensità di questi versi e di tutto il tessuto che forma la struttura del libro. C'è nei primi versi di questa poesia addirittura un avvicinamento al grande Eliot e al suo La terra desolata, quando Brandolini afferma "Giugno è il mese più bello", corrispettivo al contrario dei celeberrimi versi "Aprile è il più crudele dei mesi".
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