LAGHI ARTICI
Torri poi avremmo abbattuto di Babele, le crudeli incomprensioni i dialoghi: spremute di parole gettate lì come un sacco di farina deformate da calci, da pugni ma ben piazzate stavano le sentinelle armate di mitra, bombe e coltelli. Troppo rischioso avvicinarsi al recinto elettrificato sporgersi alla finestra o sostare sulla soglia di un forno. Volevamo rapporti più schietti ridotti all'osso, asciutti invece fummo travolti dalla siccità da un vivere allagato e ci restringemmo fino a mostrare il risvolto di un teschiofrantumato in più punti. Sdraiati nella barca verniciata di bianco prostrati, con le braccia penzoloni le mani gelate il volto tumefatto per il freddo. Le reciproche indifferenze avevano innalzato alti steccati di terrore: dighe invalicabili trattennero il torrente impetuoso dell'amore nostro, andato a male, defluito verso l'oceano per questo liberarsene divenne lo scopo prioritario del nostro gelido viaggio. |