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Il sale
di Mariano Peyrou
a cura di Alessio Brandolini
Raffaelli Editore
Rimini, 2010
(Collana Poesía
diretta da Carmen Leonor Ferro)


Il libro di poesia Il sale di Mariano Peyrou è la traduzione del libro apparso nel 2005 con il titolo La sal presso la casa editrice spagnola PRE-TEXTOS. Una selezione di queste traduzioni, con un’intervista all’autore, è apparsa sulla rivista web Fili d’aquilone (numero 17 – gennaio/marzo 2010).


Quattro poesie dalla raccolta


 

 

I

Suena el timbre y puede ser
cualquiera pero no es cualquiera sino
típicamente una tía o amigos de
los padres. Nunca hay que abrir la
puerta a los desconocidos, como mucho a un
señor que ofrece cosas insignificantes. Pudo
haber también un policía, con esa
ambigüedad que tienen a los siete años,
para qué acordarse ahora de algo. La apertura
de esas primeras puertas desde abajo, instante
siempre mal estructurado a ambos
lados de la mirilla, y la siempre
inútil simpatía de los adultos que por
fin entran en casa. El salón
está tan ordenado, ahora es ajeno,
daría casi miedo ser yo mismo o mis
dibujos y raquetas, daría casi
ganas de contar que los padres mienten
y esta seriedad de los sillones y la
mesa y de los padres es disfraz, que hay
té pero el azucarero está lleno de sal.

Existen distintas maneras de abrazar
a la almohada, como se puede
uno meter en la bañera cuando aún
no está llena, o tener y por lo tanto
ser en secreto algún insecto. Desde la
cama son gritos las palabras en
el cuarto de al lado, y el ruido
de las copas una vajilla rota. Las
certezas: sé que soy yo
el que abraza esta almohada porque esta
almohada es la mía; sé que esta almohada
es la mía por su forma de abrazarme.


I

Suona il campanello e può essere
chiunque però non è chiunque bensì
tipicamente una zia o amici dei
genitori. Non si deve mai aprire la
porta agli sconosciuti, al limite soltanto a un
signore che offre cose insignificanti. Poteva
esserci anche un poliziotto, con quella
ambiguità dei sette anni,
perché ricordarsi ora di qualcosa. L’apertura
di quelle prime porte da sotto, istante
sempre strutturato male in entrambi
i lati dello spioncino, e la sempre
inutile simpatia degli adulti che
finalmente entrano in casa. Il salone
così ordinato, ora è estraneo,
farebbe quasi paura essere io stesso o i miei
disegni e racchette, verrebbe quasi
voglia di raccontare che i genitori mentono
e che questa serietà delle poltrone e del
tavolo e dei genitori è maschera, che abbiamo
del tè però la zuccheriera è piena di sale.

Esistono distinte maniere di abbracciare
il cuscino, come si può
entrare nella vasca da bagno quando ancora
non è piena o avere, e per tanto
essere, in segreto un insetto. Dal
letto sono grida le parole nella
stanza confinante, e il rumore
dei bicchieri una stoviglia rotta. Le
certezze: so che sono io
colui che abbraccia questo cuscino perché questo
cuscino è mio; so che questo cuscino
è mio per il modo in cui mi abbraccia.


IV

Dice que no, que lo que
hay que elegir es si se enfocan
las semejanzas o las diferencias,
como ante algunos lienzos o con todos
los pinceles en la mano. Los
paisajes se suceden pero no,
es en el marco donde se escribe el
discurso, es a través del ojo
como se nubla el marco, es
antes de imaginar la vista cuando se puede
imaginar.

Elegir siempre es no: entre quedarme
vaciándome en mi casa o bajar
a buscarme por los parques, por ejemplo de
acuarelas triviales, no es no una
de las opciones sino todo el planteamiento.

El cuadro pinta la paleta,
ya sedimenta el próximo
paisaje. Una vez seca
la pintura, se articula la mano,
recupera la idea la perspectiva
inicial, el pintor
falsifica su firma. Yo
observo los oleos y no
consigo advertir la dirección del trazo, qué
volumen fue alguna vez aquí
y cuál allá. Eso es lo que me importa
distinguir: ¿ida o vuelta?


IV

Dice di no, che quello
che bisogna scegliere è se si fronteggiano
le somiglianze o le differenze,
come davanti ad alcune tele o con tutti
i pennelli in mano. I
paesaggi si succedono, però no,
è nella cornice che s’iscrive il
discorso, è attraverso l’occhio
che si rannuvola la cornice, è
prima d’immaginare la vista quando si può
immaginare.

Scegliere è sempre no: tra restare
svuotandomi in casa o scendere
a cercarmi per i parchi, per esempio di
acquarelli triviali, no non è una
delle opzioni bensì tutta l’impostazione.

Il quadro dipinge la tavolozza,
già sedimenta il prossimo
paesaggio. Una volta asciugata
la pittura, si articola la mano,
recupera l’idea l’iniziale
prospettiva, il pittore
falsifica la propria firma. Io
osservo gli oli e non
riesco a percepire la direzione del tratto, che
volume era qui una volta
e quale là. Questo è ciò che m’interessa
distinguere: andata o ritorno?


XII

Cantan las sirenas de la
noche y traen con su sal
un mensaje que el publicista
llamaría invitación a salir del
tedio. ¿Tediosa mi vida? Mi
vida es lo contrario de la
mía, las sirenas cantan y es el
momento de dedicarse a descifrar
besos aunque los besos ya van por
su cuenta en busca de un código, una
cerradura por la que se mira y hay otro
ojo. La confortable simetría que
combato con calcetines distintos forma
parte de un orden mayor, como cada
combate forma parte de otro, todavía
imperceptible pero tenso, el agua y la sal.

Todo se vuelve signo, alarma
ante el exceso de noúmeno, bandazo
hacia el remolino sensorial,
la víscera latente y a veces
manifiesta se limita hoy a sus funciones
más prosaicas. Resumen de eufemismos: el amor
es metáfora del sexo como Dios es metáfora
de dudas trascendentes y a veces también
físicas, recordemos si no cuando el sol
y la lluvia, qué equivalente a estimar
conciencia de su canto en las sirenas
que pese a mis meditaciones hermenéuticas
seguirán trabajando y saben oponer
algo estimable. Sueñas,
luego existen.


XII

Cantano le sirene della
notte e portano con il loro sale
un messaggio che il pubblicista
chiamerebbe invito a uscire dal
tedio. Tediosa la mia vita? La mia
vita è il contrario della
mia, le sirene cantano ed è il
momento di dedicarsi a decifrare
baci sebbene i baci già vanno per
conto loro in cerca di un codice, una
serratura dalla quale si osservi e c’è un altro
occhio. La confortevole simmetria che
combatto con calzini diversi fa
parte di un ordine superiore, come ogni
scontro fa parte di un altro, ancora
impercettibile ma teso, l’acqua e il sale.

Tutto si fa segno, allarme
davanti all’eccesso di noùmeno, sbandata
verso il mulinello sensoriale,
l’organo latente e talvolta
presente si limita oggi alle sue funzioni
più prosaiche. Riassunto di eufemismi: l’amore
è metafora del sesso come Dio è metafora
di dubbi trascendentali e talora anche
fisici, ricordiamo se non quando il sole
e la pioggia, equivalente a supporre
coscienza dal proprio canto nelle sirene
che nonostante la mia meditazione ermeneutica
continueranno a lavorare e sanno opporre
qualcosa di apprezzabile. Sogni,
dunque esistono.


XVIII

Bocinas luces ella el
volante qué dibujan
qué dicen los
análisis las
células las
ruedas en la
lluvia se extiende las
noticias que ella tapa con sus
nervios crecen giros hoy
hay prisa porque
así es la vida así
es la suerte es
la fuerte más
menos las distancias
un limpiaparabrisas que
levanta un puente el
otro que lo borra
la esperanza
ella es blanca
querida y tiene
la ciencia las
ciudades y sus
sábados y sus aeropuertos
volar volante pisar
ahora calcular
las lágrimas en las
ruedas la sangre en
los cristales los crist
alicia los frenos

No soy Alicia señor soy su enfermera.


XVIII

Clacson luci lei il
volante che disegnano
che cosa dicono le
analisi le
cellule le
ruote nella
pioggia si allarga le
notizie che lei copre coi suoi
nervi crescono giri oggi
c’è fretta perché
così è la vita così
è la sorte è
la forte più
meno le distanze
un tergicristallo che
innalza un ponte
l’altro che lo cancella
la speranza
lei è bianca
cara e ha
la scienza le
città e i suoi
sabati e i suoi aeroporti
volare volante pestare
adesso calcolare
le lacrime nelle
ruote il sangue nei
vetri i vet
alicia i freni

Non sono Alicia signore sono la sua infermiera.

 


MARIANO PEYROU

è nato a Buenos Aires nel 1971 ma vive a Madrid dal 1976. È sassofonista e si è laureato in Antropologia sociale. Ha pubblicato le seguenti raccolte poetiche: La voluntad del equilibrio (2000), A veces trasparente (2004), La sal (2005) e Estudio de lo visible (2007). In Argentina sono state pubblicate due antologie della sua opera: De las cosas que caen (2004) e La unidad del dos (2004). Un’antologia bilingue dei suoi testi è stata pubblicata nel 2009 in Portogallo: O discurso opcional obrigatório.





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