chi sono | Alessio Brandolini |
che cosa ho scritto |
dalla rivista "NEL (primo) VERSO", Tomo I - Luglio 2007, pagg. 235-243 (acquistabile su Lulu)
dal sito Fabruaria, gennaio 2007, di Germana Duca Ruggeri, (l'originale è qui)
(pubblicato anche sul numero 9 della rivista "Almanacco del Ramo d'Oro" - dicembre 2008)
da Daemon, (trimestrale di libri e culture artistiche), giugno 2006, n. 14 (pag. 61)
dal sito Fabruaria, luglio 2006, di Laura Ricci, (l'originale è qui)
da 30giorni, anno XXIV, n. 5, maggio 2006, di Cristiana Lardo, (anche sul sito della rivista)
da Avanti!, 25 maggio 2006, di Alberto Toni
da la Provincia, 24 maggio 2006
dal sito La Mina (stra)vagante, 15 maggio 2006, di Chiara De Luca, (l'originale è qui)
dal sito Vico Acitillo 124 - Poetry Wave, 2 febbraio 2006, di Raffaele Piazza, (l'originale è qui)
dal sito I libri in testa (blog), 18 gennaio 2006, di Elvio Cipollone, (l'originale è qui)
dalla rivista "NEL (primo) VERSO", Tomo I - Luglio 2007, pagg. 235-243 (inizio)
IL MONDO ACUMINATO DI BRANDOLINI
Il libro è ordinato dentro due grandi parentesi di rose: “Così le immagini / assillano di meno /delle rose rosse / bruciate dal dolore” (pag. 11) e “distoglimi dalle parole che fanno rumore. // Non dalla rosa che si spoglia /dalla strada suggerita dal corpo / dichiarato inadatto a percepire / la vita che fluisce in una spina” (pag. 72).
Fra queste due parentesi di controverso argine del male, si snodano i diversi livelli di una narrazione del dolore, privato e collettivo, che non sa rendersi capace, in nessun suo punto, della ragione che l’ha generato.
Ci sono pagine di diario, abbozzi di racconto, episodi lirici, c’è la capacità di passare da un piano all’altro con la naturalezza e la franchezza di chi sente di aver perduto tutto.
Il male, sembra di capire, è una grande calamita: ne sono attratti gli errori dei singoli e le colpe della società, la mancate integrazioni e le disintegrazioni ne disegnano i confini, che non cessano di allargarsi.
Il male, in ogni caso, è piccolo punto di fede inconsapevole, per il quale si è puniti con la consapevolezza del dolore. Alla fine, il male non si potrà amarlo: l’inconsapevole è anche l’inevitabile, e in ogni sua sfumatura. Il male non ha peso, e Brandolini alleggerisce via via le sue pagine caricandole di tutto il male che può essersi fatto per un amore, per l’amore, insostituibile.
Queste poesie, infine, sono i teoremi di una malattia. Il marcato cerebralismo di certi snodi (“Nella casa mentale l’ordine sovrasta il pensiero / il letto è il chiodo trafitto dall’ombra dei cuori”, pag. 62) serve per fissare il foglio su cui si scrive e si disegna, per paura che il vento porti via il dono, diventato così prezioso ed essenziale, del dolore.
Il mondo diventa acuminato: chiodi e spine, ogni trafittura penetra, inocula, ma non fa uscire il flusso di sangue che farebbe scendere i valori della pressione. Che resta alta, ma sotto controllo. Altro non si può fare, non c sono interventi chirurgici risolutori, non c’è una terapia palliativa. In fondo, ci si trova di fronte, persino a letto, un simulacro di morte che, a ragione, ha più ragione di esistere di quanto gli vive intorno (v. L’ospite, pag. 63).
Si vive soltanto sopravvivendo, chiamando a sé le parentesi profumate di cui dicevamo all’inizio: “la sospensione / della paura” mette il dolore fra parentesi.
(mater)
(seguono sette poesie da Il male inconsapevole)
dal sito Fabruaria, gennaio 2007, di Germana Duca Ruggeri (inizio)
(pubblicato anche sul numero 9 della rivista "Almanacco del Ramo d'Oro" - dicembre 2008)
Se è vero che la parola disastro in latino significa "scomparsa dell'astro", ovvero del sole, simbolo universale di vita - e per estensione di Dio, il sommo Bene -, i temi surreali e spaventosi che abitano le brevi prose e i versi di Alessio Brandolini raccolti ne Il male inconsapevole (Il Ramo d'Oro Editore, Trieste, 2005) potrebbero offrirne originale conferma, specie muovendo dal testo che conclude la prima sezione, La polvere degli occhi:
Al poeta, il quale avrebbe voluto concedere fiducia illimitata solo all'amore, non resta che l'autofagia, la forma più singolare di cannibalismo, oppure (magari la notte di Natale) l'autosgozzamento, null'altro potendo opporre alla scissione dell'io, alla follia in agguato. Tali spunti macabri e truculenti, degni di certi films di George Romero, sono alleggeriti da pulsioni ironiche ("Un po' me la rido perché non posso fare altro") il cui andamento trasversale chiama in causa la stessa scrittura. La quale, conscia degli abusi orali commessi sulla parola, a sua volta se la ride, dispiegando un repertorio retorico e stilistico di tutto riguardo: raccontando sentimenti, idee, luoghi, persone, smanie oniriche o veglie deliranti. In pagine compatte, continue, abbondanti, con ricchezza di invenzioni, trovate originali, minute descrizioni, colpi di scena, che ora portano verso l'ignoto, ora - al contrario - verso inattesi sentieri di luce.
Sono proprio tali confini, oltre al titolo Senza uscita dato da Stefano Cardinali all'eloquente disegno a china, che chiude sezione eponima e silloge, ad obbligare il lettore a tornare indietro, a indugiare sui testi col desiderio di ritrovare alcuni degli appigli intravisti: l'azione terapeutica del mare (mare contro male!), o del sonno riparatore, in grado di ripulire la memoria dal rancore; la fusione pànica col paesaggio campestre; la scoperta che la folle decisione di essere perfetto è perfetto masochismo:
da Daemon, (trimestrale di libri e culture artistiche), giugno 2006, n. 14 (pag. 61) (inizio)
ALESSIO BRANDOLINI: IL MALE INCONSAPEVOLE
Brandolini ha un verso lungo, che spesso straborda quasi nella prosa: e questi sono forse i suoi momenti più alti, quelli in cui più si sente la sua voce autentica e capaci di alto lirismo. Questo poeta è un poeta delicato, intimo, proiettato in un dentro che comunque sa accogliere il mondo con delicato sentire. Forse talvolta un po' troppo cerebrale, ma comunque capace di qualcosa di raro: dire l'amore col suo nome, in tante delle sue forme (dalla passione per una donna, all'amore coniugale, a quello per un luogo pieno di ricordi, all'amicizia) senza essere scontato o artefatto.
dal sito Fabruaria, luglio 2006, di Laura Ricci (inizio)
Uscito a dicembre 2005 per "Il Ramo d'Oro Editore", nella collana poetica "Sillabario in versi" diretta da Gabriella Musetti, Il male inconsapevole di Alessio Brandolini, più volte esplorato e letto e ri-letto non finisce di stupire. E dunque, come tutto quel che è stupore, arricchisce e mostra nuovi orizzonti.
Sono frontiere che si aprono in fonde crepe verticali più che in vasti, orizzontali spazi, ferite penetranti che in questi testi poetici affondano non nelle linfe sotterranee del repertorio materico di Brandolini poeta della terra, ma direttamente e impietosamente nel corpo dolens dell'uomo. Homo patens, che quanto più non si sottrae tanto più patisce, attraversato da un male che seppure nominato come inconsapevole è tuttavia perfettamente reso, in tutto il suo crudo infierire, dall'estrema lucida consapevolezza della parola poetica.
Non a caso "la ribellione consiste - come implode dalla folgorante epigrafe iniziale mutuata da Alejandra Pizarnik - nel guardare una rosa fino a polverizzarsi gli occhi". Non a caso la rosa è posta, nell'illustrazione del libro, su un piano ad appassire piuttosto che a durare nell'acqua, affidata al nero china di Stefano Cardinali.
La strategia del sonnoE chissà se è circostanza fortuita quella raffinata, rugosa copertina di rugginoso carminio della bella edizione de Il Ramo d'Oro, fatto sta che si addice come non mai al lessico ricorrente del verseggiare, denso di richiami purpurei e laceranti.
isolata nel vuoto
presa all'arpione
sottratta alle tenebre
è la nostra memoria
ripulita dal rancore.Così le immagini
assillano di meno
delle rose rosse
bruciate dal dolore.
Gli lisciava il petto come una lamaalle mani ricorrentemente trafitte da chiodi, palese cifra della passione delle passioni, quella emblematica del Cristo:
l'inguine e il setto a riposo da mesi.
Il sangue era un mazzo di fiori
disciolto sul cuscino e sul pigiama.
il decimo pezzo è sempre il più difficile. ti fa sentire un cannibale che vorrebbe indietro i muscoli dei suoi vent'anni. con il tuffo al cuore che mi prende ogni volta che ti osservo...
Le tue labbra sono la spugna immersa nel sale
di un sogno e quando le bacio resto a lungo incollato
con tutto il corpo e lo spirito e le gambe s'esibiscono
in un erotico tango argentino: ti amo
e voglio che mi ami come si ama quando si ama molto.
Però ci sono i chiodi nelle mani, dici, e non puoi non vederli, non sentirli nella carne lacerata (...).Dal bisturi che ripetutamente incide la piaga all'inferno della marana del Prenestino. Per non parlare del carminio suggerito o esplicito di alcuni titoli: il già citato "Con le labbra cucite", "Sonata rossa per Victor", "L'angelo che punge", "Con il vetro nelle mani", "Fuoco amico", "Acqua in fiamme". E poi verbi e sostantivi che tagliano, strappano, incidono; immagini che producono vera o simbolica cesura. Lacerare, scavare, tagliare, strappare, mordere, masticare, divorare:
Fiume oltrepassami lento, ma senza pietà aiutami a trafiggermi, a divorarmi con gusto un pezzetto alla volta.Ferita, chiodo, bisturi, taglio, cicatrice, rossi organi:
Più in alto trovo la sabbia e l'allegraCosì, pur con la bocca cucita (tale è il soffrire che non può essere detto), la scimmia millenaria di Jorge Eduardo Eielson - l'altro che è in noi e ha il coraggio di andare a fondo senza difese - guidata dallo scarno poetico affondare di Alessio Brandolini esplora, nel mirabile concentrato di versi e con il coraggioso azzardo della scrittura, tutto il dolore del mondo. Dall'atemporale defluire delle forze e dell'entusiasmo - Vive una volta sola il vento tropicale / frutta fresca e foglie avvinghiate al sole - all'insensata alienazione della nuova era mediatica, dai millenari laghi artici delle solitudini d'ogni tempo alla disumana condizione dei disperati e dei torturati degli inferni moderni.
fila delle orme degli uccelli: la scrittura
insonne, vibrante nel rosso delle rose
nelle vene che scoppiano sulla fronte
nei segni dell'abbandono, delle spine
e sotto i cavi ghiacci perché uso il male
come un piccone, un martello pneumatico
vado a fondo nella carne (la mia, la nostra)
porto via il fegato, i polmoni, il cuore.Quello che resta degli occhi.
Giorni d'attesa rintanato nel troncoNon una cesura dunque, ma una svolta matura e consapevole che, a partire da un diverso approccio gnoseologico, innova arditamente discorso e forma. Se inconsapevole è il male, questo nuovo fare scrittura di Brandolini denota un'esperta e più che consapevole ricerca stilistica. Taglienti e nitidi i versi incidono quell'inconsapevole male nella nostra stessa carne, si agglomerano di tanto in tanto - questa l'innovazione formale più ardita e felice - in una pseudo prosa che, frantumando le regole, torna ad essere nuovo ed efficace esperimento poetico:
confuso alla corteccia che si stacca.
Ai rami senza foglie, né frutti
alla linfa che da tempo non scorre.Ci sarà un colpo d'ascia
poi il rumore degli alberi abbattuti.
giuro che oggi la smetto di mentirmi addosso. ecco, vedi, mi spoglio e vado a letto prima del previsto e non mi alzerò al mattino per mischiare il mio canto a quello dei corvi o al nero cemento della periferia romana. prima o poi lo chiudo il quaderno. sì, quello che da solo scrive le storie e i versi sulla mia lingua. sbuccia la morbida carne del cuore. il male lacera le viscere e s'inventa frasi e parole alle quali poi, per decenni, si rimane aggrappati. inconsapevolmente ce ne andremo da noi stessi e dalle spaccature della notte non passerà più aria, né luce. ci mangerà il pane impigliato alle dita, ci berrà il silenzio nascosto negli occhi. ce ne staremo fuori dallo sguardo che sostiene la falsa armonia degli uomini-fratelli. per questo restiamo qui, e lenti camminiamo a piedi nudi sulla terra e parliamo come non abbiamo mai fatto, presto la smetteremo d'accarezzarci e sorridere all'erba di vetro che sfregia la pelle delle gambe e delle braccia.
L'urgenza
d'azioni perfette
lascia a lungo
distanti, di stucco.
Talvolta per anni
con il fiato sospeso
o appeso alle pareti.Stando da soli
si può, immaginare
di resistere, tenere duro
d'essere molti, o in tanti.C'è il povero
e non lo vedi
il santo
e lo calpesti.In pasti festosi
la notte ingoia
la luce degli astri
maldestri, lagnosi.
da 30giorni, anno XXIV, n. 5, maggio 2006, di Cristiana Lardo (inizio)
Concorso di colpa
In queste poesie Brandolini prova a raccontare tutto il male del mondo: quello privato, magari esercitato in un rapporto d'amore, quello mondiale, dalle bombe sull'Iraq allo tsunami del 2004
Il nuovo libro di poesie di Alessio Brandolini si chiama Il male inconsapevole. Libro, non raccolta, stavolta. Con un gesto di forte responsabilità: tanto è inconsapevole il male di cui si parla, tanto è conscio, responsabile ed esaustivo il modo di raccontarlo.
Si tratta di testimoniare, in poesia, una correità. Tanto più colpevole in quanto distratta, sonnolenta, svagata. Nelle poesie Brandolini prova a raccontare tutto il male del mondo: quello privato, magari esercitato in un rapporto d'amore, quello mondiale, dalle bombe sull'Irak allo tsunami del 2004. Le cose che non si vogliono vedere, o meglio, le cose che non si riescono a vedere distintamente, perché il nostro mondo ha in sorte solo "quel che resta degli occhi".
Dopo anni di galera gli occhi si rimettono in motoOssimoro e polisemia, da tanto tempo pilastri del fare poetico, non sono più l'appiglio per la famigerata coincidentia oppositorum. Nella poesia del Male inconsapevole si fanno voce proprio di quel concorso di colpa, del male insito nell'uomo e nelle cose degli uomini. Il linguaggio di Brandolini, infatti, è denso, concentrato, ellittico come non era mai stato nei due suoi libri poetici precedenti. Senza rinunciare, però, a raccontare delle storie. Il drammatico - nel senso di dialettico e teso - rapporto con la parola, qui, viene reso materia poetica esso stesso:
e fanno vedere giovani donne dal seno poderoso
scavalcano il buio la siepe l'erba il prato
ci si imbatte in un uomo: un padre, forse
e l'ombra che ci insegue
(...)
Altrimenti il buio vizia e il mondo squarta.
Ho portato le labbra da un calzolaioPoter "scrivere ma non parlare": lasciando alla poesia il compito di evocare immagini, di scavare emozioni, di riconoscere silenzi che raccontano.
l'ultimo della zona ad indossare
sempre un camice di cuoio
imbrattato di lucidi di ogni colore.
Me le ha cucite per bene con un ago speciale
tanto che il dolore era davvero insopportabile
e il filo d'acciaio appena si vede
così per non parlare avremo la scusa buona
potremo starcene per sempre muti.
da Avanti!, 25 maggio 2006, di Alberto Toni (inizio)
Versi & Commenti
Alessio Brandolini pubblica "Il male inconsapevole" (Il Ramo d'Oro, 78 pagine, 14 euro), una raccolta poetica per raccontare la sofferenza umana. "Il bisogno di dire questo male che ci attraversa - scrive Gabriella Musetti - porta Alessio Brandolini a scegliere la scrittura perché la voce non ha più riscontri, tanto è usurata e sconfitta e fondamentalmente allo sbando". Così allora è compito dei versi ritmare l'ossessione:
Ho come una vertigine da spartire con qualcunoQuesto "male inconsapevole" è come un'onda d'urto, scuote la pagina, con metafore che sono spine, aculei. Dice Brandolini: "Ma dentro ho un lupo che mi divora". Il male emerge all'improvviso, si nasconde per poi colpire, rovesciare il punto di vista sulle cose del mondo. Scrivere è dichiarare, mettere nero su bianco, cercare di arginare la "roccia che ti rotola dentro", pretendere un attimo appena di tregua nella vita "che fluisce in una spina".
un calice pieno di calce
un muro crollato
una rosa bruciata
una corteccia d'albero in mezzo ai denti.
da la Provincia, 24 maggio 2006 (inizio)
INCONTRO CON BRANDOLINI
Il poeta sarà ospite della libreria "Piermario & Co."
La passione della perfezione è una bella illusione, ma quando si tratta di guardare la realtà ad occhi aperti si comprende che "nell'ottimismo a ogni costo c'è puzza di bruciato, di morti cancellati o nascosti". Bisogna invece capire che non c'è porto se non il mare aperto, prendere intero su di sé il carico del male e del dolore, sperimentare questo attraversamento nella speranza di poter raggiungere una verità umana, mortale sì ma lontana dalle illusioni e dalla chiacchiere che ci avvolgono. Sono questi i pensieri che catturano il lettore de "Il male inconsapevole", l'ultima raccolta di versi del poeta romano Alessio Brandolini che è al centro dell'incontro di questa sera alle 20.30 presso la libreria "Piermario & Co." (in via Armellini 26 a Latina): ne parleranno con l'autore il "padrone di casa" Piermario De Dominicis e il nostro collega Fabio Pedone.
Il volume, pubblicato nel dicembre 2005 dall'editore Il Ramo d'Oro di Trieste, raccoglie 48 poesie fra le più recenti dell'autore di "Divisori orientali" (Manni 2002) e "Poesie della terra" (LietoColle 2004). Dopo quest'ultimo libro, caratterizzato da un'attenzione alla natura percorsa da serpeggianti inquietudini, con "Il male inconsapevole" Brandolini riprende il discorso sulla realtà e sulla contemporaneità già inaugurato in "Divisori orientali".
La crisi dell'io diviso si traduce in una poesia aperta alle invasioni della prosa, a soprassalti di forte urgenza diaristica e a qualche accensione onirica. Domina "Il male inconsapevole" il linguaggio aspro del corpo: un corpo ferito, graffiato, pieno di cicatrici, destinato ad essere quasi scolpito e modificato dal poeta. Ed emergono i segni della storia contemporanea, la cronaca di guerra appresa davanti al televisore, le vicende dei migranti e degli ultimi del mondo: ma senza esibita retorica.
Nato a Frascati nel 1958, Alessio Brandolini ha esordito come poeta nel 1989 sulla rivista "Galleria", allora diretta da Leonardo Sciascia, e nel 1991 vince la sezione inediti del "Premio Montale" con una silloge poetica, "L'alba a piazza Navona", poi edita da Scheiwiller nel 1992. Nel 2002 pubblica "Divisori orientali" (Manni, Lecce), raccolta di poesie alla quale è stato attribuito il "Premio Alfonso Gatto 2003 - Opera prima". Nel 2004 per l'editore LietoColle esce "Poesie della terra", con prefazione di Mario Santagostini (segnalato al Premio Montale Europa); lo stesso editore ne pubblica la versione spagnola, "Poemas de la tierra" (cura e traduzione di Martha Canfield). Collaboratore di vari riviste e siti web, Brandolini è particolarmente impegnato nell'organizzazione di reading e incontri letterari, soprattutto con il gruppo "I Libri in Testa". Fa parte della giuria del Premio internazionale di poesia Pier Paolo Pasolini.
dal sito La Mina (stra)vagante, 15 maggio 2006, di Chiara De Luca (inizio)
VIVERE È UNA ROCCIA CHE TI ROTOLA DENTRO
su Il male inconsapevole di Alessio Brandolini
Il male inconsapevole, di Alessio Brandolini, mi ha colpita sin dal titolo, e le mie aspettative non sono state deluse. È un libro molto intenso, che fa pensare, un libro che sommuove e che "disturba", un libro che scava. Perché Brandolini si addentra nelle zone oscure del reale e di se stesso, visita con coraggio le zone d'ombra, sfiora l'inconfessabile, va a fondo nel dolore, si confronta con la morte, la malattia, la sofferenza fisica e spirituale. Il tutto con un linguaggio accessibile, chiaro, immediato, eppure elegante, nel fluire armonioso del verso, che spesso sfocia in intermezzi di prosa poetica, in cui il difficile equilibrio stabilito dall'accordo iniziale dei versi non è rotto neppure per un istante. Prosa e poesia si alternano, senza confondersi, quasi duettano. L'accensione immediata, verticale, della poesia incontra così l'andamento più rettilineo della prosa, senza spezzarlo. E la prosa svolge l'intuizione poetica senza mai rivelarla del tutto.
È come se il poeta chiamasse a raccolta tutti gli strumenti espressivi che ha a disposizione, per tentare di dire proprio quel male che inconsapevolmente ci portiamo dentro, che altrettanto inconsapevolmente ci accade di riversare su ciò che ci circonda, lasciando che l'amore sfugga, mentre noi restiamo a guardarci vivere, a metà tra il presente e il passato, talvolta sfiduciati nei confronti di un futuro che appare nebuloso, distante, quasi inaccessibile.
Con una immagine violenta, potentemente visiva, nella bella poesia, dal titolo Con le labbra cucite, Brandolini rappresenta un silenzio che è imposizione, ma anche auto imposizione. Il limite si può varcare soltanto facendo ricorso ad una alternativa espressiva, da trovarsi nella parola scritta, che proprio dal silenzio prende avvio, per liberarsi, e liberare il suo artefice, cui è consentito "scrivere ma non parlare":
Ho portato le labbra da un calzolaioL'immagine delle labbra cucite, della condanna al silenzio, torna in nella scatola dei giochi, dove alla parola, al pensiero, si oppone il corpo nella sua fisicità, nella sua vitalità, che supera le limitazioni: "Si ribella il corpo, s'affolla di figure / implora di lasciarlo vivere / di non sprofondarlo in un sonno / di terra e ombre dalle labbra cucite".
l'ultimo della zona a indossare
sempre un camice di cuoio
imbrattato di lucidi d'ogni colore.
Me le ha cucite per bene con un ago speciale
tanto che il dolore era davvero insopportabile
e il filo d'acciaio appena si vede
così per non parlare avremo la scusa buona
potremo starcene per sempre muti.
[...]
dal sito Vico Acitillo 124 - Poetry Wave, 2 febbraio 2006, di Raffaele Piazza (inizio)
Alessio Brandolini è nato nel 1958 a Frascati, vive a Roma. Ha esordito come poeta nel 1989 sulla rivista "Galleria". Nel 1991 ha vinto la sezione inediti del "Premo Montale" con la silloge poetica L'alba a piazza Navona, edita nel 1992 da Scheiwiller. Nel 2002 ha pubblicato la raccolta poetica Divisori orientali (Manni, "Premio Alfonso Gatto - Opera Prima") e nel 2004 Poesie della terra (LietoColle), poi anche in versione spagnola Poemas de la tierra (2004, LietoColle). Suoi testi sono stati tradotti in diverse lingue e pubblicati su riviste (tra cui Poetry Wave) e in antologie italiane e straniere. Il male inconsapevole appare una vasta esplorazione della sofferenza umana a livello ontologico, quella che avvertiamo dentro di noi, ma non riconosciamo più nostra, in un'alterità ormai consumata. Il bisogno di dire questo male che ci attraversa porta Alessio Brandolini a scegliere la scrittura perché la voce non ha più riscontri tanto è usurata e sconfitta e fondamentalmente allo sbando. Una scrittura piana, quasi distaccata dagli oggetti che rappresenta, perché più lucida e precisa è l'immagine, più forte il dolore che mostra , senza affanni emotivi che distraggano.
A tratti, la scrittura di Brandolini, icastica, eppure leggera, ha, come caratteristica intrinseca, un carattere di visionarietà. Leggiamo il componimento d'apertura della sicura e compatta raccolta di Brandolini, poesia che non presenta titolo:
L'azione imprevista dell'ondaIl testo, che presenta un andamento narrativo, è caratterizzato da una certa sensualità, tutto pervaso da un incontrovertibile senso di erotismo e di corporeità, connessi inestricabilmente tra loro: tutto parte dal corpo e, attraverso il corpo, si fa parola; c'è un primo livello fisico, che poi s'invera sulla pagina e diviene calibrata e incisiva poesia. Alessio Brandolini ci presenta il disagio esistenziale dell'esserci nel mondo, nel cronotopo spazio-tempo, che include una fisicità, dalla cui ferita, quella dell'essere umano, e tanto più del poeta, sgorgano i versi, ferita sempre sanguinante che si allargherebbe e porterebbe alla morte, se non ci fosse l'antidoto della scrittura. Poesia neoromantica, quella che prendiamo in considerazione, in questa sede, che si fa espressione vasta della sofferenza umana, perché la nostra mente è temporale e avverte intrinsecamente il senso del limite. C'è anche il tema del quotidiano, pur senza esserci traccia di minimalismo, in questa scrittura e, proprio la quotidianità che il poeta ci presenta, è la sua arma vincente, la sua cifra, la sua intelligenza, il deterrente per non cadere in una visione vaga di massimi sistemi che porterebbe ad un senso d'indeterminatezza, come spesso avviene nella poesia che oggi ci capita di leggere e che è, sicuramente, un carattere poco efficace.
annulla la fermezza del silenzio
più simile alla morte che all'erba
cresciuta sui lampioni delle strade.Al mare le ore procedono meglio
ci si ricopre di salsedine
si mettono le pinne
in pochi minuti si sta fuori dal deserto.
Così lo spazio bianco non finisce
nel pozzo dell'inchiostro
prova ad allungarsi verso il meridione
a infilare i sogni nelle tasche del vento.La strategia del sonno
isolata nel vuoto
presa all'arpione
sottratta alle tenebre
è la nostra memoria
ripulita dal rancore.Così le immagini
assillano di meno
delle rose rosse
bruciate dal dolore.
Il male inconsapevole è scandito in due sezioni: la prima è intitolata La polvere degli occhi (e questo titolo, nella sua dolorosa espressione, si collega alla fisicità di cui sopra si parlava, di cui è pervaso tutto il libro), la seconda sezione, eponima, intitolata Il male inconsapevole. A caratterizzare il testo ci sono dei segmenti di prosa poetica che rendono vivace e articolata la lettura del libro, rendendolo ancora più prezioso; tra le poesie di Brandolini inserisce due disegni a china del bravo Stefano Cardinali. Da notare che, anche in Poesie della terra, l'autore ha inserito delle immagini figurative: così, in entrambe le opere si fa stretto un gioco di specchi tra parola e pittura, in modo tale da rendere il risultato estetico potenziato nella sua capacità di fascinazione.
Altro protagonista de Il male inconsapevole è la natura, plasmata attraverso rappresentazioni di immagini di vegetali e di animali, nonché di scorci paesaggistici di cieli e mari: ci sono rose rosse, erba, foglie verdi, foglie gialle, spine, prati, ortiche, pesci rossi. Tutti elementi che rafforzano un'evidenza simbolica, quasi che, nel loro essere descritte, incarnassero, nella loro bellezza, un tentativo, una tensione verso la liberazione dal dolore. C'è anche un tu, che si evidenzia nell'opera di Brandolini, un tu che, se in poesia è tutto presunto, dovrebbe essere quello dell'amata. Non manca il tema delle metamorfosi, nella poesia di Brandolini, come nella poesia, appartenente alla seconda sezione, intitolata Solo per vederti sorridere:
Di noi nulla è rimasto, se non lo scheletroLa figura femminile, al posto di divenire fiore o pianta, come è tradizione nella poesia, diviene aquila e l'aquila è un animale che bene s'inserisce nella raccolta, intensificandone il senso inquietante.
dell'avvoltoio che mi dicevi d'essere
pur non avendo né becco né ali.
dal sito I libri in testa (blog), 18 gennaio 2006, di Elvio Cipollone (inizio)
"Sono lenti a passare
i malumori del mondo"
Questo cambio di millennio man mano che procede svela sempre più tutta l'ansia e il rancore e la frustrazione che il secolo scorso ci ha lasciato in eredità. È questa "l'azione imprevista dell'onda... più simile alla morte che all'erba".
Il poeta si sente quasi sopraffatto dallo sgretolarsi impietoso del potere che elargisce lutti e dolori lungo la sua rovina, vive "giorni d'attesa rintanato nel tronco" e si consola con Jorge Eduardo Eielson "non sono io che soffro ma l'altro". È con questo verso nello zaino che fa un giro nella città sepolta dai ruderi tra le "lamiere i rifiuti le porte d'aria" in una atmosfera quasi visionaria dove lo spreco della globalizzazione si contrappone alla carne lacerata degli uomini sottomessi.
Con un ritmo spezzato a tratti alterato direi quasi dalla rabbia per l'ingiusta morte che lascia indifferenti il poeta tenta piste alternative: la natura l'amore i corpi scambiati; e dopo il segreto di un'illusione ("la tua lingua feroce ferisce... e tutto finisce") si aggrappa alle possibili salvezze: uno sguardo una gratitudine; lontano "dalle parole che fanno rumore"