L'opera di Felipe García Quintero è tra le più solide nell'attuale panorama della poesia colombiana; voce che si proietta in un contesto ispanoamericano più esteso e che entra in contrasto le diverse poetiche degli autori della sua generazione sia per il tono austero e visionario della sua ricerca sia per la dimensione filosofica che emerge dalla sua acuta coscienza poetica. Qui il silenzio è lo stato permanente della soglia, il lettore deve adattare l'orecchio a un doppio esercizio: ascoltare la parola modulata dal silenzio e ascoltare ciò che non si percepisce. Per questa singolare esperienza il lettore deve sviluppare un udito capace di avvertire la presenza di una ontologica disposizione e atmosfera dell'anima. In Cose viste c'è un cuore che anima ogni cosa, come quando in un verso enigmatico García Quintero dice: "E come un sussurro batte il deserto dell' aria". Dall'introduzione di FRANCISCO JAVIER GÓMEZ CAMPILLO
FELIPE GARCÍA QUINTERO è nato in Colombia nel 1973. È autore dei libri di poesia: Vida de nadie (1999), Piedra vacía (2001), La herida del comienzo (2005), Mirar el aire (2009), Siega (2011), Terral (2013), Algúin latido (2016), Animal de ayer (2018) e Rengo (2021). Tra le sue antologie: El pastor nocturno (2012), Tarjo (2013), Cavado (hasta el silencio) (2016) e Las presas por su sombra (2018). Suoi testi sono stati inseriti in antologie di poesia colombiana e latinoamericana e tradotti in diverse lingue. Ha vinto premi di poesia in Spagna, in Colombia e in Cile. In Italia sono stati pubblicati, da Edizioni Fili d'Aquilone, i libri di poesia Terral (2015) e Qualche battito (2018), entrambi a cura di Alessio Brandolini.
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