chi sono | Alessio Brandolini |
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COLLETTIVO R / ATAHUALPA Contiene sette poesie dalla raccolta (Tevere in fiamme, che si compone di 20 testi, è stato pubblicato integralmente sul numero 5 (gennaio/marzo 2007) della rivista web "Fili d'aquilone") e andrà a far parte della raccolta inedita Il fiume nel mare che uscirà, presumibilmente, nel 2009. Il poemetto è un omaggio a Roma e, insieme, alla poesia di Eugenio Montejo (v. Eugenio Montejo, La lenta luce del tropico - Antologia poetica, a cura di Martha Canfield, traduzione dallo spagnolo di Luca Rosi, Le Lettere, Firenze 2006.) |
La poesía cruza la tierra sola,
nascosti nelle voci suadenti delle foglie quando si staccano dai rami e lente planano sull'asfalto, sui sacchi d'immondizia. Da qui vedo il paese, in alto sulla destra Il fischio vibrante delle canne è spronato Ora mi lascio sfoltire dall'erba
sottrarmi alle tenebre, all'abisso nel mare chiuso in uno specchio e scalzo andare incontro al figlio con le mani assicurate a un fosso. Se potessi parlarti un giorno Quello non era un sogno
adesso persino il Tevere è in fiamme!
con il tiepido sussurro emanato dal sordo che ascolta il sole la devozione del sarto che a occhi chiusi si cuce le labbra lo scuotimento dell'animale dalle zampe annodate. Sulle spalle le spine delle rose, le schegge degli alberi le pietre ancora calde di case e palazzi divorati dalle bombe. Uccelli della notte mettono il becco nella luna dei nostri occhi Mi ritrovo uno scalpitio di puledri nel petto
e immobile ascolto le cicale che da sempre ci respirano accanto o si nascondono nelle nostre vene. Così resisto ai colpi del tempo, addolorato ma non sconfitto A volte osservo ad occhi chiusi come avrei
atavico come tu dici, ma la fontana di Trevi e sulle foglie dei platani disposti a croce non sta scritta la vita. Da lì non scendono gemme dorate ma punte di lance che si conficcano nella carne marcia dei pesci d'acqua dolce e nelle teste dei passanti: li puoi vedere a lungo in ginocchio a raccogliere frammenti, ricomporre con scrupolo il puzzle della memoria, delle emozioni. Infatti lungo il Tevere oggi le auto in coda ardono l'aria Questo stormire d'acqua è il pianto che piove dentro. Essere costretti alla forca
fissano a lungo Roma murata dalle auto poi si stringono a sottile, oscena fessura cerniera di rame e d'acciaio, antiscasso punto esclamativo scoppiato in silenzio in combutta con l'odio che ancora perdura. La notte è un foglio bianco ricoperto di solchi profondi Cola a sorpresa il sogno (dopo anni avviliti dall'oblio)
né il verde profumo della savana. Ai tropici fa freddo e a volte cade persino la neve. Sono stato sotto i ponti e ho visto le tenebre le croci, il fiume tagliato in due dall'oceano dei liquami il tatuaggio di nuvole sulla pelle strappata alle lucertole. Crolla addosso la pioggia di settembre
perso al volo, in salita bagna il becco nel nero delle strade nella calma dei buoi che trascinano le foglie dei platani, degli ulivi persino dei banani dove sta scritta la vita. I lampi sinistri del Tevere illuminano gli sfregi sul volto della Terra.
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