dalla rivista web Vico Acitillo 124 - Poetry Wave, dicembre 2009, di Raffaele Piazza (inizio)
Rafael Courtoise: La Bibbia Umida
L’autore del testo che prendiamo in considerazione in questa sede è Rafael Courtoisie, nato nel 1958, che può considerarsi uno degli scrittori uruguaiani più conosciuti a livello internazionale. La Bibbia Umida, raccolta tradotta e curata da Alessio Brandolini, è una dedica alla femminilità, tra il sacro e il profano, con richiami deificanti e fortemente materici, un’ode alla donna, al suo corpo, alla sua magnifica accoglienza: si tratta di versi sensuali in cui l’erotismo plasma il pensiero in un incedere sinuoso di dedizione, fusione e completamento.
In questo testo s’invera magistralmente il connubio tra misticismo ed erotismo, che pur essendo antitetici, finiscono con il toccarsi. Molto bene intonate al testo sono le citazioni che l’autore pone all’inizio della sua opera, una tratta da una poesia di Saffo e l’altra dal Cantico dei Cantici veterotestamentario: delle due citazioni è particolarmente contestuale la seconda, in quanto il Cantico dei Cantici, pur rappresentando l’amore dell’uomo per Dio, simbolicamente, è, ad un primo livello di lettura, un’opera sensuale, nella quale, attraverso una forte densità metaforica, vengono espresse le gioie della passione carnale tra uomo e donna, imprescindibilmente connesse con la felicità che dà l’amore a livello interiore. Come per una similitudine con la Bibbia, il cui primo libro è quello della Genesi, La Bibbia Umida ha inizio con una poesia intitolata, appunto “Genesi”:
In questi brevi versi incontriamo la presenza di un creatore che crea con un alito divino una creatura dalla cui bocca è, a sua volta, creato: il creatore potrebbe essere l’uomo stesso, creato, a sua volta, dalla bocca dell’amata, in una simbolica unione che è anche fisica, con il corpo di lei nel quale entrare e vivere durante l’amplesso, ed, emotivamente, anche dopo.
Bisogna dare ad Alessio Brandolini il merito di una magistrale traduzione e il linguaggio del testo è sempre piano, narrativo e, apparentemente, elementare, pur essendo ricchissimo di forza icastica e densità sinestesica. Tutto, in questo testo che, per unitarietà e coesione ha una forte valenza poematica, è costellato dal tema del desiderio e dell’amore carnale, per cui i dieci comandamenti, in una brevissima poesia, si riducono a tre: tu, io e il desiderio.
L’amore fisico, nella sua assolutezza, che sottende anche il valore procreativo, diviene elemento centrale dell’essere umano, dell’esserci nel mondo, congiunzione di due opposti, non solo finalizzato al piacere dei sensi, ma anche alla fusione assoluta tra due metà dell’essere. Tutto il discorso veterotestamentario può divenire simbolo dell’eros, come i lembi della terra che si aprono, per il passaggio del Mar Rosso, divengono le cosce della donna che si aprono per la penetrazione e lo stesso sesso della donna diventa espressione del mare, attraverso il quale si arriva alla Terra Promessa. Addirittura Dio è nella bocca del “tu” femminile al quale il poeta si rivolge, bocca che diviene varco per il parto dello stesso io-poetante.
In tutto il testo, attraverso metafore naturalistiche e bibliche, viene espresso il tema dell’amplesso. Da notare che l’autore non cade mai nella pornografia, pur praticando un erotismo esplicito: per esempio con la definizione del pube, come “La terra da cui sgorga latte e miele”. La schiena femminile può divenire strumento musicale e quando la donna sta sopra nell’amplesso, diviene essa stessa musica.
La fantasia di Rafael Courtoisie arriva al punto di far identificare l’io-poetante con il re Davide, uno dei grandi re di Israele: questo avviene nella poesia I Re, in cui viene rievocato l’episodio biblico del re Davide che di notte ha freddo: i suoi servi si prodigano alla ricerca di una ragazza affinché, giacendo con il re, lo scaldi. La ragazza stessa dell’episodio biblico diviene, nell’immaginario del poeta, la ragazza da possedere carnalmente il cui corpo svestito è puro significato, la realtà che risplende.
C’è anche il tema del fare pace, tra i due amanti, come una quiete dopo una tempesta: “Ti ringrazio, mio amore/ perché eri furiosa con me/ ma ti passò la rabbia/ e mi accarezzasti.// Ora non ho paura/ la tua voce mi protegge”.
>Tutto il discorso fatto finora si riferisce a poesie relative ad una traslazione di temi e situazioni, tratti dal Vecchio Testamento: pur non essendo il testo scandito, si passa, in questo, ad un certo punto, a parlare di episodi tratti dai Vangeli, vicende più vicine all’immaginario comune di quanto possano esserle quelle del Vecchio Testamento se è vero, come diceva Benedetto Croce, che gli occidentali, anche se sono laici o atei, non possono non dirsi cristiani, a livello di clima culturale e di costume; così la resurrezione di Lazzaro può essere metaforicamente rappresentata come la resurrezione quotidiana del risvegliarsi, uscire dal letto e cominciare la giornata:
E il giorno dopo, al mattino tra le tiepide lenzuola
colui che era morto si drizzò.
Più estesa, e di genere filosofeggiante, la poesia intitolata “L’Annunciazione”, nella quale sono in gioco i termini senso, corpo e materia: ovviamente, visto il tema trattato, qui tutto è pervaso da una vena casta e non più sensuale. Il libro si chiude con una poesia dedicata allo Spirito Santo, nella quale l’io poetante si rivolge, paradossalmente, ad un “tu” femminile, e lo fa non senza sensualità.
Poemetto originale, quello di Rafael Courtoisie, in cui La Bibbia Umida, finisce per coincidere, metaforicamente con la donna e con i suoi misteri, le sue pagine.
Testi
GOLIA SENZA DAVIDE
Il linguaggio ha piedi di fango. Piove in silenzio scompaiono i piedi.
ISAIA
Ti ringrazio, mio amore perché eri furiosa con me ma ti passò subito la rabbia e mi accarezzasti. Ora non ho paura la tua voce mi protegge.
LA BUONA SAMARITANA
Tutte passarono da me però tu sei rimasto.
GIOVANNI BATTISTA
Mi tagliarono la testa e ti baciai. Ora credo di più in te non ho testa ho un corpo. Soltanto (ti) penso.
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