chi sono Alessio Brandolini
 
che cosa ho scritto

Revija SRP (rivista)
Ljubljana, Slovenia, n. 67/68, giugno 2005

Contiene 12 poesie da Poesie della terra
tradotte in sloveno da Jolka Milič

La terra è ancora nostra
l'abbracciano gli ulivi
dalle foglie argentate
che dipingono l'aria
incidono liste di nomi
le storie che ci appartengono.

Non ci conoscono
ma ci sentono
nel legno
nel respiro
nello sguardo
nel passo lento
che resiste ai giorni
risale fin lassù
ai muri sbiechi delle case
dell'antico paese medievale.

*****

È come se fossi arrivato
troppo tardi, mi dico
mentre falcio l'erba alta
o annaffio gli ulivi
che hanno appena un anno
piantati con mio padre
dopo aver strappato alla terra
quelli morti, o ammalati.

È come se fossi inchiodato
allo stesso divisorio orientale
o al grattacielo americano
che si disintegra con un boato.

Solido e impenetrabile
calcificato dalla storia
però ugualmente
cito a memoria
i passi lunghi
i più importanti
di questa insolita
ma ben salda deriva.

La promessa è lo stupore
di un solco
preciso e profondo
tracciato non nella polvere
ma nella realtà, nel presente
di questo paterno terreno.
Come se a sorpresa
fosse arrivata
l'ora della semina.

*****

Dietro di noi
il cancello
si richiude da solo
mentre nell'aria
un merlo traccia
uno sciame di croci
in fuga dalla terra.

Fragole acerbe
piccole e tonde
nell'angolo dell'orto
nascoste
dietro e sotto
i cespugli d'alloro
sul crinale del fosso.

Le parole in fiore
sono funghi cresciuti
nel legno
chiaro dei lecci
e tu che annaffi
le pietre
per vederle affondare.

*****

Hai un volto
dolce e tranquillo
forse per questo
a volte penso
di conoscerti
da sempre
di poter dialogare
con te, stando seduto
la schiena contro il legno
spianato del castagno
a ripararmi
dai rumori e dal sole.

Qui c'era un pozzo
una volta
al centro del terreno
su camion rossi
caricavamo l'uva.

Hai questo volto
dolce e tranquillo
che si ricostruisce da solo
quando mi prende
la voglia
di raschiarlo per sempre
dalle pareti
arcaiche della mente.

*****

Nuvole dense e scure
sono rifugi atomici
intere città cancellate
eserciti che avanzano
contrastati dal vento.

A quest'ora, poi
che l'odore intenso
della foschia e del caldo
spinge in cerca
dell'acqua più fresca.

Oltre la rete metallica
con i fili spinati
stanno uno sull'altro
i rami tagliati
che seguitano a fiorire.

Li osservo
piegato in una bolla
di vetro che volteggia
tra le foglie palmate
dell'acacia che ride.

*****

Certo non dissento, e dopo che farei?
Però nel frattempo rinnovo casa
mi trasferisco
in un angolo di strada.
Sì, trasloco fuori città
magari in un bosco
mi stabilisco in una quercia cava.

Un mondo rinforzato da vitamine e sali minerali
certo più sicuro per via degli antifurti
delle porte blindate, dei cancelli sbarrati
con paletti e lucchetto
di libertà sigillate in cassaforte
in attesa di tempi migliori
di un nuovo perfetto equilibrio.

Non sentirò il bisogno
d'avere una parte di tutto.
Avrò poco e quel poco mi basterà,
non sentirò la fretta di consumarlo.
Farò a meno d'appigli e stampelle
lascerò la porta spalancata
sarò felice di ricevere ospiti e amici.

Tanto la pioggia cancellerà le impronte
diverrà impossibile tornare indietro.

*****

I fichi hanno le dita larghe
le loro foglie sorreggono l'aria
calda di giugno
e le vene scoppiano di gioia.

Anche a settembre danno il frutto
e ce ne sono di quelli neri
ma dolcissimi che strappano
la voglia di fuggire.

Più in là s'agitano le foglie
verde-smeraldo del grande susino
giocano con l'aria e per ore
parlano senza un attimo di tregua.

Con la zappa fino al tramonto
ad accarezzare la terra
intorno al tronco,
a divorarla con gli occhi.

*****

La musica del giardino
oggi scolora
per via di questo sole
impiccato tra i rami
del nespolo e dei noci.
Il prato, poi
è un logoro cappotto
militare
che certo non protegge
dalle spine
dal timore invernale.

Nuvole basse
hanno perso la strada
l'originaria morbidezza.
Fili di rame
intrecciati nell'aria
riscaldano le foglie
bucano i fili d'erba
i petali
dei curvi girasoli
sfaldano il legno
nodoso degli ulivi.

Ma se qui scavi
trovi schegge di vetro
abbaglianti frammenti
di mosaici romani.

*****

Ieri a casa ho portato
un grande cesto di vimini
pieno di mature albicocche
color del sole
e dolci più del miele.
Allora mi hai guardato
con un sorriso nuovo
quello che sogno
da quando sono al mondo.

Sapeva di ginestra rossa
di salvia vellutata
di menta romana
di lavanda
di rosmarino
che ha piccoli fiori azzurri
foglie sottili
ma aguzze
come denti di neonato.

*****

Più forte di un mal di testa
in sostanza privo
di finestre e fondamenta.
Tetti rossi
impiccati tra le nuvole
una gatta miagola
sul filo teso dell'orizzonte.

Non mani né bandiere
salutano il passaggio
vittorioso della notte.

Strade di sabbia
difficile dire se di deserto
che avanza o per il lento
sbriciolamento degli edifici
(guerre o che altro?)
e lassù, sotto il paese
la quercia selvatica,
la terra appena arata.

*****

Il ramo storto e lungo
per sbaglio non potato
o per trascuratezza
è il solo che resiste.

Col gomito scomposto
affronta le gelate
le malattie dell'aria
anche se sotto
sono arse le zolle di terra
e sanno di caffè
amarissimo
bevuto troppo in fretta.

Il ramo goffo e sghembo
offre sempre il suo frutto.
Pere o ciliegie
una pesca arancione
con due macchie di rosso.

*****

È come se dovessi ricominciare
tutto dall'inizio, dai primi
stentati passi.
Ora lo so e non aspetto altro.
Sì, avrei dovuto capirlo
dieci anni fa
ma forse non potevo.
Però: meglio tardi che mai,
non è così che si dice?

Chiederò il vostro aiuto
assidua collaborazione
per non isolarmi di nuovo
dividermi in più parti
nel corpo e nello spirito.
Anche così va bene
si può vivere in silenzio
cambiare in modo brusco
metodo e direzione
tendere a un pensiero calmo e puro.

Farsi più piccoli
per dormire nei nidi degli uccelli
più agili per arrampicarsi sugli alberi
più leggeri per stendersi sui rami
per poi potarli e raccoglierne i frutti.
Più sottili per passare
tra le sbarre dei cancelli.

Zemlja je she vedno nasha
objemajo jo oljke
s srebrnimi listi
ki obarvajo zrak
vrezujejo sezname imen
zgodbe, ki nam pripadajo.

Nas ne poznajo
vendar nas chutijo
v lesu
v dihu
v pogledu
v pochasnem koraku
ki kljubuje dnevom
in se spet povzpenja tja gor
do skrivljenih hishnih zidov
starodavne srednjeveshke vasi.

*****

Tako je, ko da bi prishel
prepozno, si pravim
ko kosim visoko travo
ali zalivam oljke
ki imajo le eno leto
vsadil sem jih z ochetom
potem, ko sem izrul iz zemlje
one mrtve ali bolne.

Tako je, ko da bi bil priklenjen
na isto vzhodno pregrado
ali na amerishki nebotichnik
ki se s treskom razleti.

Trden in nedoumljiv
upepeljen od zgodovine
pa vseeno
citiram na pamet
dolge in najpomembnejshe
odlomke
tega nenavadnega
a vztrajnega prepushchanja sebe toku.

Obljuba je strmenje
nad brazdo
zarezano natanchno in
globoko, ne v prah, marvech
v resnichnost, v sedanjost
tega ochetovega zemljishcha.
Ko da bi nenadoma
prishla
ura setve.

*****

Za nami
se vrtna lesa
sama zapre
ko v zraku
kos izrisuje
roj krizhev
v begu iz zemlje.

Nezrele jagode
male in okrogle
skrite
v vrtnem kotu
za in pod
lovorjevimi grmi
na grebenu jarka.

Besede v razcvetu
so prirashchene gobe
v svetlem
gradnovem lesu
ti pa, ki zalivash
kamenje
bi rad videl, da potone.

*****

Imash milo in
spokojno oblichje
morda zaradi tega
vchasih mislim
da te poznam
od zmerom
da se s tabo lahko
pogovarjam sede
s hrbtom na zglajenem
lesu kostanja
ki me varuje
pred hrupom in soncem.

Tu je bil nekoch
vodnjak
sredi zemljishcha
smo nalagali grozdje
na rdeche kamione.

Imash to milo in
spokojno oblichje
ki se samo od sebe
prenavlja
ko me obide zhelja
da bi ga za vselej
postrgal z arhaichnih
sten spomina.

*****

Gosti in temni oblaki
so atomska zaklonishcha
cela mesta izbrisana
vojske, ki napredujejo
ovirane od vetra.

Ob tej uri, ko
nas ostri vonj
megle in vrochine
sili, da gremo iskat
malo bolj svezho vodo.

Onkraj zhelezne mrezhe
so bodeche zhice
druga na drugi lezhijo
odrezane veje
ki she vedno cvetijo.

Opazujem jih
skrchen v stekleni
krogli, ki lebdi
med palmastim lisjem
akacije, ki se smeje.

*****

Jasno, da se strinjam, kaj bi sicer pochel?
Ampak vmes obnavljam hisho
preselim se
na kak cestni vogal.
Da, izselim se iz mesta
pa cheprav v kakshen gozd
in utaborim se v votlem hrastu.

Svet, okrepljen z vitamini in mineralnimi solmi
kajpak varnejshi zavoljo protivlomnih naprav
pri blindiranih vratih in pregrajenih vhodih
z zapahi in zhabico
svet z zapechatenimi svoboshchinami v blagajnah
v prichakovanju na boljshe chase
in na kakshno novo popolno ravnotezhje.

Ne bom chutil potrebe,
da imam od vsega svoj delezh.
Imel bom malo in to mi bo zadostovalo,
ne bo se mi mudilo, da ga porabim.
Zmogel bom brez opor in bergel
pustil bom na stezhaj odprta vrata
veselo bom sprejemal goste in prijatelje.

Saj bo dezh izbrisal sledove
postalo bo nemogoche vrniti se nazaj.

*****

Smokve imajo dolge prste
njihovi listi podpirajo
topli junijski zrak
in zhile pokajo od veselja.

Tudi septembra obrodijo
in med sadezhi je tisto chrno
nadvse sladko, ki ti odvzame
zheljo, da bi zbezhal.

Nekoliko dlje trepeche zeleno
smaragdno listje velike slive
igra se z zrakom in po cele ure
govori, ne da bi za hip utihnilo.

Z motiko do sonchnega zatona
bozham zemljo
okoli debla
in jo pozhiram z ochmi.

*****

Glasba v vrtu
danes bledi
zaradi tega sonca
obeshenega med vejami
neshplje in orehov.
Travnik pa
je kot oguljen
vojashki plashch
ki prav gotovo ne varuje
pred trnjem
in zimskim strahom.

Nizki oblaki
so izgubili pot
in izvirno mehkobo.
Bronaste nitke
spletene v zraku
grejejo listje
luknjajo travne bilke
cvetne listiche
upognjenih sonchnic
koljejo grchast
les oljk.

Che pa tu kopljesh
najdesh steklene drobce
slepeche ostanke
rimskih mozaikov

*****

Vcheraj sem prinesel domov
veliko kosharo iz protja
polno zrelih marelic
barve sonca
in slajshih od medu.
Tedaj si me pogledala
z novim smehljajem
takim, ki ga sanjam
odkar sem se rodil.

Dishal je kot rdecha zhuka
kot zhametni zhajbelj
kot rimska meta
kot sivka
kot rozhmarin
ki ima drobne modre cvete
tanke liste
vendar ostre
kot zobki novorojenchka.

*****

Hujshe od glavobola
v bistvu brez
oken in temeljev.
Rdeche strehe
visijo med oblaki
machka mijavka
na napeti nitki obzorja.

Niti roke niti zastave
ne pozdravljajo zmagoslavnega
prehajanja nochi.

Peshchene ceste kdove
morda zavoljo pushchave, ki
se shiri ali zaradi pochasnega
sesipanja zgradb
(vojne ali kaj drugega?)
in tam gor, pod vasjo
divji hrast in
pravkar zorana zemlja.

*****

Dolga in krivenchasta veja, ki
je nisem obrezal pomotoma
ali iz malomarnosti
je edina, ki zdrzhi.

Z izpahnjenim kolenom
se spopada s hudim mrazom
in z zrachnimi boleznimi
tudi ko je spodaj
prst vsa presushena
s priokusom
po silno grenki in
prenaglo popiti kavi.

Nerodna in skrivenchena veja
ponuja vedno svoje sadje.
Hrushke ali cheshnje
breskev oranzhne barve
z dvema rdechima madezhema.

*****

Tako je, ko da bi moral zacheti
vse skraja, od prvih
obotavljivih korakov.
Zdaj to vem in nich drugega ne chakam.
Seveda, to bi moral dojeti
zhe pred desetletjem,
a najbrzh nisem mogel.
Toda: rajshi pozno kot nikoli,
saj menda pravimo tako?

Prosil vas bom za pomoch
in vztrajno sodelovanje
da se ne bi spet osamil
se bom razdelil na vech delov
telesno in dushevno.
Tudi tako je prav
lahko zhivimo potihoma
na vsem lepem spremenimo
nachin in smer
tezhimo k spokojni in chisti misli.

Postati moramo manjshi
da lahko spimo v ptichjem gnezdu
prozhnejshi, da splezamo na drevo
lazhji, da se stegnemo na vejah
jih obrezhemo in nato oberemo sadezhe.
Tanjshi, da kar smuknemo
chez pregrade vrtnih vrat.


home page

alexbrando@libero.it